mercoledì 22 aprile 2020

La presenza bizantina in Sicilia

Sedimentazione della precedente presenza greca
premessa per comprendere le successive fasi della storia giuridica della Trinacria


L’orma di Bisanzio e della relativa civiltà bizantina in Sicilia non fu per niente lieve. Sicuramente venne attenuata dal lungo tempo intercorso e la successione di altre “dominazioni”, però tra tutte le città d’Italia, subito dopo Ravenna, è possibile collocare Palermo perché custode di ricche testimonianze della tipica arte imperiale bizantina. Prova ne sono i mosaici della Martorana, della Cappella Palatina, del Duomo di Monreale che perpetuamente risplendenti illuminarono anche l’apogeo dei re Normanni di Sicilia, spesso imitatori della Bisanzio imperiale perché attratti dal fascino della sua civiltà.

Risulterebbe limitante parlare esclusivamente della contaminazione arabo-normanna poiché bisogna tenere in considerazione l’elemento bizantino per una corretta prospettiva storica di una qualsiasi indagine sul passato siciliano. Il senso dei trascorsi, unito alla consapevolezza delle successioni storiche e culturali, non permette di trascurare l’ombra di Bisanzio che si è estesa sull’isola mediterranea per quasi un millennio. 

Non bisogna dimenticare che all’alba della sua storia la Sicilia è stata innanzitutto greca. Successivamente divenne romana per sette secoli, interrotti poi dall’arrivo di popolazioni barbariche che si insinuarono approfittando della caduta dell’Impero d’Occidente.

Quando poi Giustiniano rivendicò l’eredità della vecchia Roma, sgomberò l’Africa romana dai Vandali e nel 535 d.C. Belisario fece lo stesso ai danni dei Goti per avviare la riconquista dell’intera penisola: l’isola rientrò a far parte dell’Oriente greco legandosi gradualmente al Levante grazie alla fitta rete di traffici commerciali. La Sicilia per la sua posizione baricentrica all’interno del Mediterraneo diventò la nuova via di penetrazione verso l’Occidente barbarico per le espressioni religiose e artistiche bizantine provenienti anche dall’Egitto e dalla Siria. Il rapporto di compenetrazione con l’impero fu tale che Siracusa ne fu provvisoriamente capitale: Costante II succeduto ad Eraclio vi risedette per quasi cinque anni e non intendeva fare ritorno a Bisanzio per il fascino che la città aveva esercitato su di lui.

Questa digressione è coerente con il tema affrontato perché quando avvenne l’occupazione islamica della città di Siracusa nell’878 e nonostante la conquista araba del resto dell’isola, la Sicilia continuerà a conservare un gusto bizantino nelle forme culturali e della vita religiosa.

Nella penisola italiana, per un più lungo periodo di tempo, Bisanzio mantenne il caposaldo di Ravenna ed un suo diretto interlocutore cristiano a Roma. L’Esarca di Ravenna divenne gradualmente una sorte di viceré in esilio, dedito alla quasi esclusiva trasmissione degli ordini da Bisanzio al Vescovo di Roma che quest’ultimo puntualmente trasgrediva.

L’obbedienza di Roma a Bisanzio veniva ribadita con livore sempre più polemico anche perché desiderava assurgere ad unica capitale morale di quanto era rimasto dell’Impero d’Occidente, ma i grandi concili ecumenici non riconobbero mai questa paventata supremazia. Come vedremo, la fine definitiva dei rapporti tra Roma e Bisanzio sarà poi scandita dalla presa di posizione su alcune dispute religiose-teologiche ed il dissidio relativo al culto delle immagini sacre.


B. LAVAGNINI, Studi Bizantini e Neoellenici, La storia dell’ISSBI, Palermo.
R. GERVASO, I. MONTANELLI, Storia d’Italia, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli.

Immagine - www.storiaromanaebizantina.it

Testo estratto da "La presenza islamica in Sicilia dalle sue origini fino all'avvento di Federico II: quale eredità per la Trinacria?" di Antonino Carpitella

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