martedì 15 dicembre 2020

Tutela delle donne e dei soggetti deboli

Il nostro Network ha rinnovato la collaborazione con Zakradio per una II stagione radiofonica. Ci stiamo cimentando nella trattazione di tematiche d'attualità tra video-dirette, puntate e contenuti per il web.

In questa occasione abbiamo ritenuto importante sviluppare una riflessione tra diritto e filosofia a valle della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Play 👇

La prima parte della diretta è confluita in una puntata per il podcast del blog che potete trovare sul nostro canale mixcloud. Il video della seconda parte è su youtube: vi alleghiamo tutti i link e speriamo di avervi sempre con noi all'interno di #senzaconfini


Lidl: operazione marketing di successo?

Il dottor Fabio Carnemolla ai nostri microfoni per parlarci di economia e analizzare insieme il fenomeno e le strategie marketing della Lidl di questi ultimi giorni.


Play 👇

sabato 12 dicembre 2020

L'ideatore di "Save our soul"

Gabriele Fascetta, intraprendente dj house, nasce ad Enna il 19 Settembre del 1996. Si appassiona alla musica in tutti i suoi aspetti, spaziando dall’hip-hop al jazz, alla costante esplorazione dei suoi aspetti più caratteristici. Fin da ragazzo è attratto dalla figura del dj professionista; infatti fin dalle scuole superiori, nel corso di manifestazioni o assemblee di istituto, si cimenta nell'organizzazione di eventi musicali.


E' nel 2016 che attraverso un gruppo di amici viene coinvolto all’interno di una radio locale. Lì si appassiona al fantastico mondo radiofonico, tramite il quale continua a suonare e farsi conoscere prendendo sempre più confidenza con le attrezzature di regia audio e video. Diventa presto il responsabile della selezione musicale e dell'organizzazione dell'intero palinsesto radiofonico curando il backstage di parecchi programmi.
E' in quel periodo che Gabriele Fascetta si reca in Bosnia, col gruppo della radio, per girare un docufilm sul viaggio di una associazione di volontariato attiva nel trovare famiglie italiane disposte a prendere in affidamento bambini bosniaci in difficoltà.


Entra altresì in contatto col mondo dell’animazione turistica così nell’estate del 2018 e successivamente anche nel 2019 si reca in Sardegna per vivere una grande esperienza formativa dal punto di vista lavorativo: sarà il tecnico audio di diversi villaggi turistici e avrà la possibilità di perfezionarsi nel settore. Apprenderà il più possibile e l'esperienza lo segnerà fino al punto di decidere di stabilizzarsi proprio in Sardegna.
Nel periodo di lockdown con Antonino Carpitella, anche lui conosciuto all’interno dell'ambiente radiofonico a Enna, darà vita ad un nuovo progetto creativo per il web: riparte "Network Senza Confini" oggi trasmesso da Zakradio.
All'interno di questa interazione Gabriele ha lanciato il proprio format "Save our soul" dove tutti i sabato sera seleziona i migliori brani per un viaggio nella house dance insieme a tutti gli ascoltatori.

martedì 8 dicembre 2020

Analisi a freddo sul fenomeno Lidl

Il dottor Fabio Carnemolla sarà l'ospite della prossima puntata del podcast di "Network senza confini" che potrete ascoltare sul nostro canale mixcloud, oltre ad andare in onda su Zakradio il sabato e la domenica alle 9:30 e in replica alle 16:30.


A cosa dobbiamo quello che è stato uno slancio smodato e a tratti compulsivo verso un normalissimo paio di scarpe da ginnastica?


Con buona pace della sensibilità nei confronti dei negozi sotto casa, dei piccoli produttori e del made in Italy tutto: in tantissimi si sono lanciati nella disperata impresa di riuscire a portare a casa le sneakers in questione e le bacheche dei vari social si sono dipinte dei colori del relativo marchio aziendale, scatenando anche parecchi meme.


E' possibile definirla una operazione di marketing di successo o no? Dai nostri microfoni risponderemo a tutte le vostre curiosità e domande sull'argomento.


Fonti: immagine 1 - www.gqitalia.it/lifestyle/article/sneaker-lidl-oggetto-desiderio-estate-2020 immagini 2 e 3 - www.trevisotoday.it/social/scarpe-lidl-esaurite-treviso.html

venerdì 4 dicembre 2020

Variabili di un fenomeno «universale»

Il viaggio è, forse, la più propria tra le condizioni umane. Si viaggia sempre da e verso qualcosa: anche se e quando s'ignora in realtà dove si potrà giungere, e magari le nostre intenzioni sono di viaggiar senza mèta. Viaggiare è necessario. La ricerca del centro, il ritorno alla patria dimenticata o perduta, la caccia al tesoro e al segreto, l'ascesa del monte, la discesa nel pozzo o nella caverna, il passaggio del fiume o del mare, la ricerca di se stesso (da Edipo a Perceval).


Elementi comuni che sotto forma di racconti mitici e nelle loro infinite varianti si ritrovano nelle letterature, nelle religioni, nelle leggende di tutti i tempi e di tutti i popoli del mondo. Il cristianesimo ha infatti espresso nella concezione dell’homo viator, del viaggiatore, il simbolo della ricerca spirituale che - per il fatto di essere intima e immateriale - nondimeno talvolta si presenta nei termini d’un reale ed effettivo spostamento da un luogo all’altro.

Fonte: Forme e variabili di un fenomeno «universale» di Franco Cardini da “In Terrasanta: pellegrini italiani tra Medioevo e prima età moderna”

Rubrica musicale "Old Vinyl" sul Network


Ogni settimana posteremo un vinile diverso, accuratamente selezionato da Gabriele Fascetta, per tutti gli appassionati di musica soul, jazz e funk. Riascolteremo insieme le migliori sonorità provenienti dai migliori dischi.


Metteremo tutto in podcast sul nostro canale mixcloud: così tutti i nostri ascoltatori potranno avere a portata di mano i più bei brani direttamente dal vinile alla nostra rubrica musicale.

venerdì 20 novembre 2020

Puntata di apertura per la nuova stagione radiofonica 2020/2021 su Zakradio


Di nuovo in radio per la II stagione del podcast
Sabato e domenica alle 9.30 e alle 16.30


Puntata con Nino Carpitella e Gabriele Fascetta
dai microfoni del Network sul canale Mixcloud

👇 PLAY 👇

domenica 15 novembre 2020

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?


Opera realizzata da Gauguin nel 1897, olio su tela di iuta, dalle misure considerevoli di 1,39 x 3,74 metri.


Bisogna leggerla "all'orientale" da destra verso sinistra, senza trascurare il delicato stato d'animo dell'artista in preda ad un forte disagio esistenziale. Un tentativo di rappresentazione della vita dell'uomo moderno, una fuga dal contesto urbano alla ricerca di un contatto profondo con la natura incontaminata perché l'unica realtà terrena con la quale sia possibile convivere in una armonia perfetta.

sabato 14 novembre 2020

Tutela della persona del lavoratore per l’inserimento nell’ambiente di lavoro e percorsi di integrazione per gli stranieri

Nella materia relativa alle condizioni di lavoro è trattato diffusamente lo svolgimento della mansione del lavoratore insieme alla disciplina dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro: esse congiuntamente vanno a conformare l’attuazione concreta dell’obbligazione lavorativa da svolgersi sotto l’esercizio del potere direttivo del datore di lavoro garante della tutela del lavoratore.
L’esigenza di tutelare la persona del prestatore viene soddisfatta da un sistema di garanzie di spazio e tempo perché da un lato vi sono da rispettare determinate condizioni ambientali, cioè i requisiti minimi per quanto riguarda l’igiene e la sicurezza, e dall’altro la durata della prestazione attraverso un prestabilito orario di lavoro.
In questo modo la discrezionalità del datore non si configura come illimitata nei confronti del prestatore e questo rappresenta un importantissimo caposaldo all’interno del rapporto di lavoro.


Il soggetto assunto viene inserito, potremmo dire incardinato, gradualmente all’interno dell’organizzazione produttiva permettendogli di prendere dimestichezza con tutto quello che prevede il coordinamento dei fattori naturali ed artificiali deputati alla produzione.
La comprensione dei ritmi e dei tempi di lavoro non è detto che sia immediata e prima della definitiva assegnazione della mansione bisogna essere sicuri che il prestatore conosca in maniera adeguata le attrezzature di lavoro e tutto quello con cui dovrà interagire per evitare di mettere a rischio l’incolumità propria e degli eventuali colleghi.
Nell’ambiente di lavoro viene tutelata la persona fisica del lavoratore e la sua personalità morale: ragion per cui il nostro ordinamento prevede per tutti gli addetti alle lavorazioni, soprattutto quelle potenzialmente pericolose o nocive, il diritto di essere assicurati contro gli eventi dannosi lesivi della attitudine psicofisica al lavoro del singolo.
Essi possono anche manifestarsi per caso fortuito e cioè indipendentemente dalla colpa diretta del datore o del prestatore. [1] Così al tradizionale principio della colpa a fondamento della responsabilità civile dell’imprenditore si sostituisce quello relativo al rischio professionale e alla base di tale forma assicurativa viene posto l’esonero della responsabilità del datore di lavoro se in capo al lavoratore si verificano eventi dannosi assicurati: l’infortunio e la malattia professionale.
L’eventuale risarcimento per il lavoratore sarà realizzato dall’ente assicuratore che prevede delle indennità per i periodi di sospensione obbligata del lavoro o il pagamento di una rendita in caso di evento lesivo che abbia causato una inabilità permanente.
Ci stiamo addentrando all’interno del diritto del lavoro e approfondiremo l’aspetto relativo alla sicurezza dei lavoratori perché in Italia, come nel resto d’Europa, spesso l’occupazione delle persone straniere avviene in vista di mansioni che prevedono lavori pericolosi e dannosi per la salute del prestatore.


In tale quadro e basandosi sui dati del CNR [2] sappiamo che fino al 2018 solo un immigrato su otto svolgeva un lavoro altamente qualificato. Di ciò si occupa anche la Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione, nel nono Rapporto governativo annuale su “Stranieri nel mercato del lavoro in Italia” del luglio 2019, ha sottolineato come l’inserimento occupazionale dei migranti (comprendendo pure i richiedenti asilo e i rifugiati) sia fondamentale per le nazioni del mondo ad alto tasso immigratorio. [3]
Tra di esse si colloca l’Italia, con un numero di emigrati maggiore rispetto a quello degli immigrati, chiamata quindi ad interrogarsi sui propri scenari futuri senza trascurare la natalità quasi nulla e il tasso di anzianità che si colloca tra i più alti al mondo.
In tutta «Europa l’occupazione dei migranti è in linea con quella degli autoctoni» e anzi in Italia questo dato è di poco superiore perché gli stranieri «sono costretti a lavorare per non vedere fallito il proprio sogno migratorio e sono quindi disposti a fare anche i lavori meno qualificati e più pesanti, in particolare le prime generazioni» secondo Mattia Vitiello del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Nel contesto industriale sono soprattutto gli stranieri a svolgere i lavori più pericolosi e dannosi per la salute, quelli che tendenzialmente gli italiani possono ‘scegliere’ di non fare.
Le conseguenze si possono desumere dalle statistiche INAIL sugli infortuni sul lavoro che hanno fotografato un passaggio dal 3.8% al 7,6% con un raddoppio dell’incidenza degli infortuni dei lavoratori extracomunitari nel 2019.
Nello specifico i migranti lavorano più diffusamente come operai nelle aziende manifatturiere del Nord, braccianti agricoli, assistenti domestici o nei settori del terziario e nella ristorazione.
Queste sono le occupazioni che rientrano nel lavoro regolare, purtroppo in Puglia, Campania, Sicilia e anche nei campi localizzati in Veneto e Piemonte è presente il fenomeno del caporalato che sfrutta «gli stranieri senza permesso di soggiorno regolare, compresi richiedenti asilo o addirittura titolari di protezione internazionale» trattasi di numeri consistenti che non vengono annoverati nelle statistiche perché non accedono al mondo del lavoro regolare.


Nell’agricoltura capitalizzata sul mercato globalizzato o si riesce a vendere il prodotto a poco oppure non lo si vende affatto: in questa ottica la questione e i problemi si amplificano perché non basterebbero nuove leggi governative anti-caporalato, ma andrebbe attenzionato e tutelato l’intero contesto produttivo-agricolo nazionale.
Rifocalizzandoci sull’inserimento lavorativo dei migranti, la direzione migliore appare quella di una interazione tra ambito pubblico e privato dove il Sistema di protezione rifugiati e richiedenti asilo continui a garantire: da un lato la formazione linguistica e dall’altro quella lavorativa-professionale.
Di modo che, chi si trovi in attesa di risposta da parte della protezione internazionale, se assunto possa essere informato e formato in sicurezza e salute per lo svolgimento della propria mansione rispettando tutti gli obblighi che gravano sul datore di lavoro.
In materia di migrazione vengono affrontati i profili riguardanti i lavoratori altamente qualificati, ai quali è consentita la mobilità in UE attraverso la Carta blu, e i lavoratori stagionali.
Per questi vengono stabilite le condizioni di ingresso e soggiorno per motivi di impiego cercando di regolamentare la domanda di manodopera straniera in UE, al tempo stesso affrontando il fenomeno della migrazione irregolare e lo sfruttamento dei lavoratori migranti [4] purtroppo ad oggi con scarsi risultati.
Nelle situazioni di lavoro regolare viene garantito il diritto di cambiare datore di lavoro e sono previste anche importanti disposizioni in materia di alloggio, risarcimento e presentazione di eventuali denunce. Venendo altresì sancita la parità di trattamento dei lavoratori stagionali rispetto ai cittadini comunitari per tutti gli aspetti riguardanti le condizioni di impiego, il diritto di sciopero, il pagamento degli arretrati, la sicurezza sociale, l’istruzione e le agevolazioni fiscali da attuare a maggior ragione se in presenza di prestazioni familiari e disoccupazione.
Anche perché i licenziamenti prodotti dalla crisi economica del 2008 hanno interessato la componente migrante della popolazione orientandola a trovare occupazione con maggiore facilità nel lavoro agricolo. [5]


In tale settore la percentuale di manodopera straniera è considerevolmente elevata, infatti si parla di veri e propri processi di “agrarizzazione dei migranti” e di “ruralizzazione dell’immigrazione”. [6] I numeri dei dati ufficiali relativamente ai lavoratori migranti in agricoltura non possono rispecchiare l’esatta realtà, però l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale mette comunque a disposizione degli indicatori interessanti [7] dai quali risulta che i migranti non raggiungono di poco la soglia di un terzo dell’intera manodopera agricola (tabella 1 - Corrado Alessandra, 2018).
In tal senso è apparso lungimirante l'indirizzo del ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova. All’interno del Decreto Rilancio presentato dal premier Giuseppe Conte, per fronteggiare il periodo di crisi a valle del lockdown italiano, sono stati destinati 1 miliardo e 150 milioni di euro all’agricoltura. [8]
Al di là dei fondi «finalizzati ai settori che hanno maggiormente sofferto» relativi al «florovivaismo, all’agriturismo e alla filiera vino […] avendo bloccato ristoranti e enoteche» come ha puntualizzato Teresa Bellanova nel corso della conferenza stampa del 13 maggio 2020, viene finalmente posto l’accento sulla emersione dei rapporti di lavoro dei migranti “invisibili” che da tempo vengono «sfruttati nelle campagne e in false cooperative dove venivano date persone in prestito, per lavorare» potendo ora accedere ad un permesso di soggiorno (immagine - Il giornale dell’agricoltura italiana).


La regolarizzazione prevista dall’art. 110 bis del DL Rilancio non rappresenta un aspetto accessorio, ma un accorgimento importante per evitare la pratica sleale del lavoro sommerso e dello sfruttamento. [9]
Potrà infatti essere presentata un’istanza da parte del datore per la conclusione di contratti di lavoro subordinati con cittadini stranieri presenti nel territorio italiano anche per quelli sprovvisti di permesso di soggiorno. [10]

-
[1] Ghera Edoardo, Garilli Alessandro, Garofalo Domenico, Diritto del lavoro, G. Giappichelli Editore, Torino, 2013.

[2] Il Consiglio Nazionale delle Ricerche è il più grande ente pubblico di ricerca italiano sotto la diretta vigilanza del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Si occupa di svolgimento, promozione, diffusione, trasferimento e valorizzazione delle attività di ricerca scientifica e tecnologica nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni per favorire il progresso scientifico, tecnologico, economico e sociale. Nel 2018 si è classificato al decimo posto tra gli enti pubblici di ricerca più innovativi del mondo.

[3] Biella Daniele, Lavoro di migranti e rifugiati: luci e ombre in Italia e in Europa, Vita Società Editoriale, Milano, 2019.

[4] Corrado Alessandra, Migrazioni e lavoro agricolo in Italia: le ragioni di una relazione problematica, Open Society, European University Institute, Fiesole, 2018.

[5] Caruso Francesco Saverio, Corrado Alessandra, Migrazioni e lavoro agricolo: un confronto tra Italia e Spagna in tempi di crisi, Rapporto 2015 sulle migrazioni interne in Italia, Donzelli, Roma, 2015.

[6] Corrado Alessandra, Migrazioni e lavoro agricolo in Italia: le ragioni di una relazione problematica, Open Society, European University Institute, Fiesole, 2018.

[7] Pugliese Enrico, I braccianti agricoli in Italia: tra mercato del lavoro e assistenza, Franco Angeli editore, Milano, 1984.

[8] Benocci Lorenzo, Decreto Rilancio, 1 miliardo e 150 milioni di euro per l’agricoltura. Regolarizzazione immigrati, Il giornale dell’agricoltura italiana, Roma, 2020.

[9] Benocci Lorenzo, Decreto Rilancio, 1 miliardo e 150 milioni di euro per l’agricoltura. Regolarizzazione immigrati, Il giornale dell’agricoltura italiana, Roma, 2020.

[10] Tei Corrado, Approvato il Decreto Rilancio. Sintesi misure provvedimento Consiglio dei ministri, Agricultura.it, Roma, 2020.
-

Testo estratto da "Migranti e integrazione attraverso il lavoro" di Antonino Carpitella in Sociologia dell'educazione per il master in Consulenza nei contesti educativi di formazione permanente.

lunedì 26 ottobre 2020

Waiting for Democrazy

[ITA/ENG] Una ragazza bielorussa ai nostri microfoni per raccontarci delle manifestazioni a Minsk dopo le elezioni presidenziali del 9 agosto. Episodio numero 14 del podcast #senzaconfini su mixcloud.


PLAY NOW 📣

A belarusian girl tells us about the demonstrations in Minsk after the presidential elections on 9 August. Episode number 14 of our international podcast on mixcloud.

Figli dei Social


Da tempo abbiamo capito che i social-network hanno inciso sulle nostre vite, soprattutto l’arte della tecnologia e della condivisione scandisce le nostre giornate. Negli ultimi anni è come se si fossero assottigliati i legami fra le persone e i sentimenti siano costretti a far fronte alla velocità delle reti.
Diciamo che la questione “condivisione” ci stia sfuggendo di mano: a quanti di voi capita di fermarsi sul ciglio della strada ad ammirare un panorama, non più per osservarne la bellezza e godersi il momento, ma per immortalarlo e pubblicarlo?

 
Nel giro di poco è risultato chiaro come l’urgenza di condividere non si limitava solo ai tramonti, ma entrava in maniera dirompente in ogni singolo evento della nostra vita.
Questo atteggiamento ha progressivamente distinto le persone in due gruppi: quelli che si sono adattati a questa nuova influenza e quelli che hanno deciso di contestarla.
Ci sono molti personaggi influenti che condividerebbero volentieri qualsiasi cosa della propria vita. Questo perché? Se sei nato e cresciuto dentro un simile contesto, smetti di avere i giusti filtri anche per le fasi più dolorose e intime della tua esistenza.
Un esempio di ciò potrebbe essere il caso di Chiara Ferragni e la foto di famiglia con l’ecografia del prossimo nascituro in bella mostra che ha scatenato parecchie polemiche circa spirito di opportunismo o cinico interesse.


E ancora il caso dalla modella americana Chrissy Teigen che ha perso il terzo figlio a causa di complicazioni durante la gravidanza... Ebbene le immagini, pubblicate su Instagram in un patinato bianco e nero, hanno scatenato grandi polemiche sui social network e sono finite perfino sulla prima pagina dei principali quotidiani italiani. Milioni di persone si sono trovate improvvisamente davanti una rappresentazione inedita del dolore altrui e hanno sentito la necessità di commentarlo.
Quindi possiamo dire che sì i social ormai fanno parte di noi e vengono utilizzati per qualsiasi cosa, ma bisogna sempre farne un uso responsabile perché quello che si mette in rete rimane lì per sempre.

Gabriele Fascetta

venerdì 9 ottobre 2020

Does peace exist?

It's true that "the soldier prays for peace more than all the other people, because he is the person who suffers more and bears the deepest scars of war".


Bad news continues to arrive from the front between Armenia and Azerbaijan. We sincerely hope that the delicate international situation will be resolved soon. Araks Misisyan from Erevan to our microphones. Our hearts are with all the people who died in these days.

Listen to the episode

martedì 6 ottobre 2020

Cosa sta avvenendo tra Armenia e Azerbaijan?


Per un accenno sui presupposti geopolitici e provare a fare il punto della situazione, vi rimandiamo all'articolo pubblicato su "La Stampa" di pochi giorni fa: di cui vi alleghiamo il link https://bit.ly/3iAvb15


Il Nagorno Karabakh è la regione a sud-est della catena montuosa del Caucaso Minore. I suoi confini vennero stabiliti dalla politica staliniana e il partito comunista ha da sempre avuto il ruolo di mediatore. In questo territorio, una volta implosa l'Unione Sovietica negli anni '90, vi furono già delle tensioni alle quali il sistema internazionale non prestò particolare attenzione. Dopo l'attacco militare azero di questi giorni, sta tornando a riaccendersi lo scontro. 

Alcuni capi politici stanno provando a coinvolgere anche il fattore religioso, esso in realtà non c'entra nulla, ma in frangenti di questo tipo risulta essere una comoda maschera per coprire gli interessi dei vari attori coinvolti.

sabato 3 ottobre 2020

Recidere e ridecidere

Quando una boccetta di profumo si rompe, il contenuto si disperde ma è proprio allora che si sprigiona tutta la sua fragranza. Molto spesso è precisamente questo il valore intrinseco di una produttiva crisi esistenziale. Essa ti spezza, a volte sembra volerti mandare in frantumi perché non esiste altro modo per permetterti di realizzare che quello che stai vivendo non è in realtà la tua vera strada, il tuo obiettivo, la tua meta.


Forse si tratta semplicemente di un desiderio, di una passione che smette di saziarti, di una fissazione o di determinate situazioni che non ti decidi a lasciar andare, cui rimani attaccato per oscuri motivi e che rischiano di farti girare a vuoto senza procurarti la felicità... Quando ti trovi nella crisi, tutte queste sovrastrutture finalmente crollando! Il tempo della “adultità” giunge tutto insieme: e vuol dire trovare la forza di recidere e ridecidere qualcosa che sia davvero tuo, che ti appartenga, che faccia per te e che corrisponda davvero a ciò che sei e che vuoi diventare perché si tratta dell’unica cosa in grado di saziare realmente il tuo cuore.
Significa che Dio ti vuole da un'altra parte, verso nuovi lidi... Non raramente una fase di questo tipo, una volta attraversata, ti aiuta a trovare la giusta "password" per entrare nel significato della tua vita: ne sprigiona il profumo più intenso perché promana dalla tua identità e unicità più profonda. Spesso è solo dopo un tormento interiore che sei pronto a guadare, a fare il salto, a passare sull'altra sponda, ad aprirti con maggiore maturità, coraggio, fiducia e generosità agli altri.


Lentamente impari a spenderti senza nulla tenere per te stesso, inizi a respirare la verità a pieni polmoni dopo tante manie e menzogne che ti sei raccontato e che piano piano smetteranno di ossessionarti... Quante vite belle che conosco, cariche di profumo prezioso per se stessi e gli altri, si inaridiscono perché rimangono chiuse, sigillate, autocentrate, avvitate su loro stesse, trasmettendo una tristezza infinita poiché non decidono di viaggiare su binari diversi, ma di rimanere bloccate in folle.
Credimi quando ti dico che una buona crisi capace di rimettere ordine nella tua vita è davvero una grande benedizione. Pensa che, non raramente, bisognerebbe persino augurarla a gente eccessivamente sazia di se stessa.

Padre Roberto Zambolin

Authentic future




"ICM Slany" centro d'informazione internazionale per i giovani (dai 13 fino ai 30 anni) non solo a livello cittadino, ma in tutta la Repubblica Ceca e all'estero. All'interno di questa realtà vengono organizzati eventi culturali ed educativi, nonché seminari e workshop per le scuole e altre istituzioni. Qui i volontari provenienti da tutta Europa possono prendere parte alle attività attraverso i progetti del Corpo europeo di solidarietà, scambi internazionali e corsi di formazione Erasmus+


Ascolta la puntata per metà in inglese
con il volontario SANTI BOSCA

giovedì 2 luglio 2020

Non mettermi ansia!

Una volta ho letto questo tweet: “Siamo la generazione cresciuta con la nonna mangiata dal lupo, tre civette che facevano l’amore con la figlia di un dottore, le mele avvelenate di Biancaneve, Geppetto che abitava dentro una balena, Alice ed i funghi allucinogeni. L’ansia, era il minimo che ci potesse capitare.” Ho pensato che non avesse tutti i torti.

Aggiungerei anche che, in una società dove la parola d’ordine è “incertezza”, l’ansia fa da padrone. Il lavoro? Il posto fisso? La famiglia? Il tempo libero? E questo? E quello? RELAX.




Come spesso suggerisco di fare: assumiamo una prospettiva diversa sull’ansia. Nella nostra rubrica di neuropsicologia dobbiamo cercare di mantenere la calma e vedere cosa accade nel nostro cervello quando l’ansia incombe funesta.

In origine l’ansia ha una funzione adattiva: entro certi limiti di attivazione neurofisiologica, ci aiuta a prepararci per un’eventuale fuga o attacco di fronte a situazioni negative, ci mantiene attivi, motivati e migliora la nostra capacità mnemonica. Si tratta però di un’emozione soggettiva: questo vuol dire che ci sentiamo “in ansia”, anche e soprattutto, di fronte a eventi e/o stimoli che non sono oggettivamente pericolosi. Quindi l’ansia, quando le nostre reazioni aumentano in intensità, durata e frequenza e ci fanno anche fallire nella gestione efficace della minaccia, rischia di diventare patologica e dare vita ai diversi disturbi presenti in ambito clinico.


Tutto inizia dalla percezione di un pericolo esterno tramite i nostri organi di senso che urlano: “ALLERTA! C’è qualcosa di brutto nell’aria…”. Questo messaggio si traduce in un segnale nervoso che attiva una specifica zona della corteccia cerebrale. Ecco che poi entrano in gioco diverse zone del cervello e del sistema simpatico e parasimpatico.

Cosa accade quindi nel nostro cervello?

Il primo ad essere chiamato “alle armi” è il talamo, il piccolo ovetto che sta al centro del nostro cervello che si occupa di “smistare” e inviare lo stimolo provenente dagli organi di senso tra le aree del cervello che si occuperanno di accoglierlo e analizzarlo per bene.

Successivamente infatti queste diverse aree della corteccia cerebrale si metteranno al lavoro sullo stimolo spedito dal talamo con corriere espresso, cercando di capire di cosa si tratti, nome, codice fiscale, data di nascita ecc… Siccome però queste aree sono sempre state tra le prime della classe a scuola, hanno studiato tanto e sono piene di risorse, si occuperanno quindi anche di comunicare con le aree sottocorticali, quelle più antiche del cervello, che potranno preparare fisiolgicamente il corpo a rispondere all’eventuale pericolo.


Ritroviamo anche la nostra cara amica amigdala (che quando parliamo di emozioni è sempre sotto i riflettori), che raccoglie tutti i momenti emotivamente importanti della memoria del cervello (“ti ricordi quando è successa questa cosa e sei andato nel panico senza però che ce ne fosse bisogno? E invece quando avevi ragione di provare paura?”). Quindi quando riceve lo stimolo ansiogeno l’amigdala attiva una modalità di autoprotezione del cervello: meno risorse impiegate nella memoria e più nelle aree di attivazione fisiologica, pronti per un eventuale comportamento utile alla sopravvivenza! L’amigdala è anche il centro dei processi di modulazione degli stati di ansia ed è coinvolta nella risposta emozionale ed ormonale allo stress.

Le comunicazioni tra l’amigdala e le altre regioni, tra cui il lobo limbico e il relativo circuito dello stress (asse ipotalamo-ipofisi-surrene), fanno si che il soggetto possa mettere in atto i comportamenti di risposta al pericolo, incrementando le risposte neurovegetative come l’aumento del battito cardiaco e del tono muscolare, alterazioni della temperatura corporea ecc… Tutta questa attivazione e la relativa sensazione di ansia ovviamente dipenderà anche da fattori più personali come il temperamento della persona, le sue esperienze passate e/o lo stato emotivo del momento.



Complici di questa situazione di “PANICO-PAURA” sono anche i nostri amici neurotrasmettitori. Ritroviamo in particolare un aumento del rilascio della Noradrenalina nella zona dell’amigdala, dell’ipotalamo e della corteccia cerebrale che a sua volta attiva l’asse dello stress, con un aumento del battito cardiaco e del tono muscolare. È questo che rende il corpo pronto all’ “attacco o fuga” e scompensa il ciclo sonno-veglia (per questo quando siamo in ansia abbiano difficoltà a dormire e a dormire bene).

Oltre alla noradrenalina troviamo l’altro membro della gang, il GABA, che ostacola la propagazione tra i neuroni dell’impulso nervoso e appunto rischia di renderci “nervosi” e iperattivi. Di certo, conoscere il viaggio dell’ansia nel nostro cervello può infonderci una minima sensazione di controllo su questa emozione spesso incontrollabile, ma non ci aiuta a risolverla.

Da professionista della salute mentale l’unico consiglio che posso darvi, nel caso in cui aveste reazioni di ansia incontrollata frequenti ed intense è solo uno: chiudete i vari blog e pagine di consigli online, cercate uno PSICOLOGO vicino a voi e andate a trovarlo.


Dott.ssa Chiara Aglieri Rinella - psicologa
sezione "Benessere e salute" #neuropsicologia

giovedì 18 giugno 2020

Salute del cervello

Come prevenire l’invecchiamento patologico

L'invecchiamento tipico è caratterizzato da un declino di alcune capacità cognitive. Tuttavia le traiettorie dell'invecchiamento mostrano sostanziali differenze da individuo a individuo. Alcuni individui mostrano un rapido deterioramento, mentre altri mantengono le loro prestazioni cognitive fino alla fine della vita. Sebbene molteplici fattori possano determinare i percorsi individuali di invecchiamento cognitivo, alcune persone sembrano più resistenti di altre agli effetti dannosi dell'invecchiamento e ai cambiamenti patologici associati. Nell’arco della vita ognuno di noi accumula ciò che gli esperti definiscono riserva cognitiva. Le recenti ricerche hanno dimostrato che alcune differenze nelle esperienze di vita determinano il livello di riserva cognitiva di ogni individuo, fornendo una spiegazione per le differenze individuali alla suscettibilità ai cambiamenti cerebrali legati all'invecchiamento tipico o a patologie, quali le demenze.


Quindi come incrementare la nostra riserva cognitiva?
1. Fai attività fisica
Evita la vita sedentaria e dedica almeno 20 minuti al giorno per fare un'attività di tipo aerobico come ad esempio camminare andare in bicicletta o nuotare. Con attività aerobica si intende un’attività a bassa intensità e lunga durata. Permette, infatti, di migliorare le funzionalità cardiocircolatoria, respiratoria e metabolica ed il tono dell’umore.

2. Fai attenzione all’alimentazione
- Pasti regolari;
- Dieta mediterranea;
- Molta frutta, verdura, legumi e cereali integrali (ricche di vitamine e antiossidanti);
- Omega 3 (pesce, in particolare pesce grasso come salmone, sardine, sgombro e tonno, semi di lino, noci, uova);
- Vitamina E (frutta a guscio, semi, mango, papaya, avocado, pomodoro, peperoncino rosso e spinaci);
- Evita i cibi grassi e poco nutrienti, aumentando il colesterolo danneggiano cuore, arterie e cervello;
- Meno grassi saturi e idrogenati;
- Maggior consumo di pesce azzurro a scapito di carne, insaccati, latticini.

3. Controlla lo stress 
Ad esempio, puoi programmare la giornata inserendo dei momenti di relax, tramite delle attività che ti appaghino e ti rigenerino!

4. Allena il tuo cervello
Mantieni in attività il tuo cervello con piccoli esercizi quotidiani:
- Fai i cruciverba o altri giochi enigmistici;
- Fai i conti senza calcolatrice;
- Fai i puzzle;
- Memorizza tragitti nella città e usa strade diverse per raggiungere luoghi conosciuti;
- Cimentati in giochi di problem solving.


5. Incrementa le relazioni sociali
Invita un amico a prendere un caffè o a fare una passeggiata insieme. Invita i tuoi cari a pranzo e passa del tempo con loro. Frequenta i servizi del quartiere, i circoli culturali e i centri ricreativi.

6. Cura il sonno
- Cerca di andare a dormire e svegliarti sempre alla stessa ora. 
- Cena almeno 3 ore prima di andare a dormire ed evita, durante tale pasto, di assumere caffeina o vino. 
- Evita di fare attività stimolanti prima di andare a dormire.

7. Dedica del tempo ai tuoi hobbies e ad attività culturali
- Leggi un libro; 
- Fai giardinaggio; 
- Organizza dei piccoli viaggi; 
- Prepara una nuova ricetta o fai bricolage; 
- Visita un museo, vai al cinema o a teatro; 
- Disegna, dipingi, scrivi, ricama...

Tutti questi elementi concorrono a costruire la nostra riserva cognitiva!

Uno stile di vita sano, infatti, non ci fornisce soltanto delle maggiori risorse cognitive per affrontare le sfide poste da un eventuale danno cerebrale o da una patologia neurodegenerativa, ma previene e ritarda attivamente la comparsa degli elementi neuropatologici (come il deposito dei grovigli neurofibrillati e l'atrofia dell'ippocampo), agendo attivamente sulle strutture cerebrali.


Dott.ssa Chiara Sorbello
sezione "Benessere e salute" #neuropsicologia

lunedì 15 giugno 2020

Insegnamento abilità complesse


La dott.ssa Martina Nucifora, coordinatrice di progetti rivolti a bambini e ragazzi con disturbi dello spettro autistico, ci introduce alle strategie per l'insegnamento di abilità complesse. Come sempre, ringraziamo Controvento Catania per i contenuti del nostro martedì #senzaconfini


sabato 13 giugno 2020

Poesia antica e "La grande bellezza"

A cosa serviva la poesia nel mondo antico? Serviva a rappresentare la realtà o invece a staccarsi da essa? Era qualcosa di mimetico oppure qualcosa di ingannevole? È qualcosa di superato o qualcosa di sempre attuale?


Come raccontava Pindaro, nel suo Inno a Zeus, quando tutto era stato creato, gli dei si resero conto che mancava qualcosa che conferisse all’universo bellezza e armonia, attraverso la parola e il canto. Ecco allora che Zeus creò la poesia e le Muse. Queste, dunque, nascono come custodi della bellezza e la loro azione serve a “ricreare continuamente il cosmo nella meraviglia del canto che funge da principio ordinatore”. Le Muse ispirano il poeta che, tuttavia, “di per sé non crea, ma ordina l’esistente rinominandolo nell’atto poetico; il suo canto non si misura con la verità assoluta, regno delle Muse onniscienti, ma con la pratica della rimemorazione e il paziente esercizio della parola”.  Il canto del poeta, allora, non essendo una verità assoluta, si configura come qualcosa di misterioso, che potrebbe dare adito a finzioni o inganni.


Bisogna precisare che questi termini nel mondo antico non avevano la stessa accezione negativa che hanno adesso: la parola finzione era da intendersi come sinonimo di “verosimiglianza”; per inganno, invece, si intendeva una illusione che maschera la realtà. Nell’accezione contemporanea del termine, l’elemento che rende spregevole l’inganno è l’intenzione di ingannare, vale a dire il chiaro obiettivo di far conoscere agli altri una verità falsa, dove  per falso si intende il “dire le cose come non stanno”, il dire “ciò che non è”. Nel mondo greco, invece, non esiste un termine univoco che sta per inganno, ma esiste una molteplicità di parole tra cui δόλος o Μῆτις, la dea che personifica l’inganno. Il modo di intendere la poesia e in generale l’arte si è molto modificato nel corso dell’età antica, basti pensare al fatto che Platone nella Repubblica parlava dell’arte come disciplina da conoscere come tante altre, mentre fu solo a partire da Aristotele che l’arte cominciò a profilarsi come una disciplina autonoma.

Non si può, tuttavia, mettere tra parentesi il fatto che, nel mondo antico, il poeta veniva considerato da molti come “portatore di verità”, come colui che si fa portavoce di un sapere quasi divino. Sono i poeti a spiegare e a far conoscere gli dei agli uomini, come ci racconta Erodoto in un celebre passo della sua Historiae

Da chi nacque ciascuno degli dèi, se tutti esistettero da sempre e quali siano le loro forme, fino a poco fa, per così dire fino a ieri, non si sapeva. Penso infatti che Esiodo e Omero siano più vecchi di me di quattrocento anni e non di più. Sono stati loro ad aver composto per i Greci una teogonia, attribuendo agli dei i loro epiteti, dividendo i loro onori e le loro competenze, indicando le loro forme. 

A differenza di Erodoto che utilizzava il metodo autoptico, il poeta non sa per avere visto: la prerogativa fondamentale per essere un buon aedo è quella di narrare “come se” avesse partecipato agli eventi. Per dirla con Aristotele, un buon aedo doveva essere un “abile mentitore”, scegliendo “fatti impossibili ma verosimili” e non “fatti impossibili e incredibili”. L’oggetto della poesia è il verosimile.


Nel proemio della sua Teogonia, Esiodo dice che le Muse dichiarano di pronunciare “molte menzogne simili al vero”: queste divinità fanno sì che la poesia venga fuori come un intreccio di verità e di finzione verosimile, che non coincide con la falsità in senso stretto. Molti hanno dato a questo riferimento un’accezione del tutto negativa, attribuendo le menzogne alla tradizione omerica e la verità a Esiodo, in quanto poeta ispirato da Muse benigne e veritiere. La menzogna delle Muse, in realtà, può essere vista come un dono del tutto positivo per gli effetti che da esso derivano. Il falso simile al vero costituirebbe, infatti, l’intrinseca natura del canto poetico rivolto agli uomini e sarebbe una “deviazione benefica della verità”, avente lo scopo di avvicinarsi alla bellezza e al mistero più profondo delle cose.


Le divine menzogne, allora, diventano la condizione fondamentale della poesia, la conditio sine qua non che rende possibile la meraviglia del canto. In questo senso, il termine “verosimiglianza” non va interpretato come “menzogna”, bensì come “finzione” nell’accezione latina del temine, ovvero come modellare la materia che si ha a disposizione per creare e ricreare il nuovo, il bello, l’ordine: “il dono delle Muse al mondo è dunque la consolazione di una bellezza imperfetta, che forse ha più felice ragione d’essere proprio nella sua imperfezione”.

Potrebbero essere proprio queste le idee che il regista Paolo Sorrentino aveva in mente, quando scrisse l’explicit del suo film premio oscar, La Grande Bellezza: “Finisce sempre così. Con la morte. Prima, però, c'è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento. L'emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell'imbarazzo dello stare al mondo. Bla. Bla. Bla. Bla. Altrove, c'è l'altrove. Io non mi occupo dell'altrove. Dunque, che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco”.


Prima di iniziare a scrivere il suo romanzo, Jep Gambardella sente il bisogno di ricordare che, laddove le muse cantano, vengono pronunciate “molte menzogne simili al vero”; che la scrittura, quando viene concepita dall’ispirazione poetica, è “solo un trucco” che ci permette di mascherare l’imbarazzo dello stare al mondo. Nella poesia come finzione che dà bellezza al mondo possiamo riconoscere, allora, uno di quei temi che costituiscono la linea di continuità tra ieri, oggi e domani: potendo riconoscere un archetipo. 

Dott.ssa Simona Lorenzano
sezione "Cinema e cultura" senza confini

Bibliografia 
R. Ioli, Il felice inganno. Poesia, finzione e verità nel mondo antico, Mimesis, Milano, 2018.
M. Bettini, Elogio del politeismo, il Mulino, Bologna, 2014. 

L'amore fa "battere" il c...ervello!


L'amore non si può avere a comando, è un regalo di un cuore a un altro cuore”: se anche voi, come il filosofo indiano Paramhansa Yogananda, pensate che l’amore risieda nel cuore beh, vi consiglio di non continuare a leggere, non vorrei rovinare le vostre aspettative! Sapete perché? Perché in realtà le cose non stanno proprio così. 


Da sempre il simbolo e l’organo del corpo associato all’amore e all’innamoramento è il cuore: insieme allo stomaco (dove compaiono le famose farfalle!) è quello che, con la variabilità dei suoi battiti, percepiamo nell’immediato ed in maniera più chiara. Questo ci porta spesso a considerare il battito accelerato, tipico delle sensazioni di innamoramento come la causa e non, come nella realtà, la conseguenza di un processo di cui l’autore è, signore e signori, proprio il cervello!

Tutto inizia dalla fase di attrazione sessuale: il testosterone e gli estrogeni (gli ormoni maschili e femminili) determinano l’eccitabilità di un possibile incontro e l’olfatto, che da sempre è il senso maggiormente implicato nella sessualità, fa il resto. 
Una volta scattata la “scintilla” fisica, le fasi di passioni vengono nella maggior parte regolate dalla nostra cara amica dopamina, la superstar dei neurotrasmettitori, la regina del volere e del piacere! 


Nel processo di innamoramento infatti la dopamina produce il tipico senso di eccitazione e desiderio. Non dimentichiamoci però del famoso effetto del “chiodo fisso”: il birbante responsabile è il cortisolo, chiamato ormone dello stress, che davanti a un meraviglioso amore nascente decide di presentarsi in grandi quantità determinando sensazioni di ansia e abbassando i livelli della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere. Bassi livelli di serotonina si riscontrano non solo nella depressione ma anche nei disturbi ossessivi compulsivi: ecco perché quando siamo innamorati ci sembra di non riuscire a pensare a nient’altro! Inoltre, ad accelerare il battito del nostro cuore quando guardiamo o pensiamo al nostro partner, ci pensano l’adrenalina e la noradrenalina.

La fase successiva, quella dell’amore duraturo e maturo è invece determinata dalla vasopressina (responsabile della prosecuzione della specie) e dall’ossitocina (responsabile dei legami di attaccamento).


L’amore è come una droga”: la vista del nostro partner infatti può scatenare una dose così elevata di neurotrasmettitori tale da portare a una vera e propria crisi di astinenza nel caso di rottura del rapporto!

Negli anni però ci rilassiamo e le acque si calmano…cortisolo e serotonina tornano ad essere presenti in dosi normali riducendo il senso del chiodo fisso e lo stress. 
L’amore è quindi un’esperienza totalmente neuronale, in particolare del sistema limbico… e non suona di certo molto romantico ma è  giusto dare a Cesare quel che è di Cesare! È vero anche, cari sognatori, che quando siamo con la persona amata il cervello non si fa sentire, mentre il cuore batte forte.

Dott.ssa Chiara Aglieri Rinella - psicologa
Benessere e salute #neuropsicologia

Magrini, M. (2017). Cervello. Manuale dell'utente: Guida semplificata alla macchina più complessa del mondo. Giunti.

The social directors

I l progetto LiSoFi di mobilità e formazione per operatori giovanili si svolgerà a Trapani dal 12 al 22 marzo, ospitato dall'associazion...