giovedì 21 maggio 2020

Eneide: i punti di contatto con Omero e la successiva letteratura occidentale

Prendendo in considerazione i poemi omerici singolarmente è possibile riscontrare analogie e differenze rispetto all’epos virgiliano.


  • Iliade

I due poemi condividono la centralità del tema della guerra, sebbene entrambi si concludano in modo anomalo: non con la vittoria della violenza sul campo bensì l'una con l'ingegno, l'altra con nozze miste che favoriscono l'integrazione di due diverse stirpi. Inoltre nell’Iliade viene narrata la vicenda di Ettore, che andando incontro al suo destino di morte si distacca dagli affetti della moglie Andromaca e del figlio Astianatte, mentre nell'Eneide la storia di Enea, che da esule lascia dapprima la moglie Creusa e poi non si cura di abbandonare Didone, regina di Cartagine, dando così inizio alle rivalità con i Punici. I due eroi troiani sono inseriti infatti in una società in cui il ruolo della donna è marginale, per cui sono entrambi costretti ad abbandonarle per cause di forza maggiore. 

  • Odissea

La tematica del viaggio: le peripezie degli eroi (Enea e Ulisse) sono la metafora di un percorso interiore. E ritroviamo altre affinità come il concilio degli dei che si radunano per decidere delle sorti umane e la katabasi, ovvero la discesa negli Inferi, che viene presentata nei due poemi in modalità diverse. Nell'Odissea, Omero si limita ad elencare le anime dei morti, mentre nell'Eneide Virgilio immagina un viaggio in un regno diverso, il mondo dell’oltretomba, guidato dal padre Anchise.

Bisogna inoltre ricordare che nell'Odissea (come anche nell'Eneide) si conferisce maggiore importanza al poeta rispetto all'Iliade: mentre egli prima riportava le parole delle Muse, adesso è ispirato da esse ma la sua produzione è del tutto originale (nell'Eneide infatti è presente “cano”).

  • Teogonia

Esiodo descrive la sua investitura poetica riportando un episodio secondo il quale egli afferma di aver ricevuto il dono del bel canto dalle Muse Eliconie. A proposito di quest’ultimo poema, uno dei più rappresentativi dell’epos greco, troviamo delle affinità con l'Eneide per quanto riguarda la materia religiosa, sebbene Virgilio sposti la trattazione mitologica dagli dei agli eroi. L'Eneide infatti costituiva un punto di riferimento anche religioso per i Romani come la Teogonia costituiva la “Bibbia” dei Greci ed entrambe contengono racconti eziologici, ma l’una trattava della stirpe dei romani, l’altra della stirpe degli dei.

Osservando tutte queste affinità tra epos greco e latino è possibile dedurre che quest'ultimo viva in un rapporto di sudditanza rispetto all'altro, eppure l’opera di Virgilio è stata in grado di porsi alla pari dei grandi capolavori omerici e di quello esiodeo. Questo rapporto di subordinazione viene trasposto nel mito nella disfatta dei troiani, tra i quali però un eroe sconfitto, Enea, li riscatterà facendo nascere una stirpe di uomini vittoriosi. Questa coincidenza sembra voler simboleggiare la letteratura romana, che in una prima fase sottomessa a quella greca, pur mantenendo una propria originalità, riesce poi ad emularla con l'avvento dell'Eneide. Lo testimoniano le opere della prima fase dell’epica latina che abbandonano l’esametro per adottare un verso propriamente latino, il saturnio, pur restando ancora evidentemente legati all'esperienza greca.

  • Odusìa

Livio Andronico non fa una produzione originale bensì la traduzione poetica dell’Odissea omerica, una trasposizione latina che l'artista ha adattato al suo stile. Quest'opera testimonia inoltre la maggiore popolarità dell’Odissea rispetto all'Iliade, che spiegherebbe forse il motivo per cui Virgilio si ispira a quella nella prima esade nonostante il racconto mitico sia cronologicamente il continuo dell’altra. Anche nel poema di Livio Andronico è presente l'invocazione alla Musa, che però chiama Camena, facendo riferimento a una  divinità italica della poesia, come una sorta di “calco culturale”.

  • Bellum Poenicum

A differenza dell’epos di Virgilio, nella prima fase dell'epica latina non c'è alcun rapporto con la storia di Roma, che subentra invece con Nevio, sebbene si parli di storia recente. A Nevio, autore del Bellum Poenicum, viene inoltre attribuito il merito della creazione di un’epica originale. L'opera, successivamente scritta in saturni, a differenza dell'Eneide, non è interamente dedicata alla trattazione mitica, ma è suddivisa in due sezioni. La sezione mitica, “Archeologia”, inserita attraverso l'ekfrasis (“digressione"), riguarda la fondazione di Roma dalle vicende di Enea all’episodio di Romolo e Remo, che Nevio riconosce come nipoti di Enea. La sezione storica, “Storiografia”, riguarda unicamente la guerra contro i Puni, il cui “aition” si riscontra nel poema virgiliano con l'abbandono di Didone, regina cartaginese. Nel bellum poenicum il rapporto con la letteratura greca si evince dall’utilizzo della tecnica “a ripresa”, un retaggio dei poemi omerici che non sarebbe necessario utilizzare in un epos scritto.

  • Annales

Con Ennio, il legame con l'esperienza greca  è ancora più forte, egli critica la rozza usanza dei poeti latini di adattare le opere in saturni, e torna all’esametro, metro dell'epica, e giunge persino a dichiarare che in lui si trova lo spirito di Omero, trasmigrato  nel suo corpo dopo essere stato in un pavone, animale sacro ai pitagorici. Il poema che ha portato Ennio a un grandissimo successo furono gli Annales, la cui fama venne poi oscurata nel I secolo a.C. dall’Eneide e probabilmente anche dal giudizio di Ovidio sul poeta che descriveva “maximo ingegno, arte rudis”, in un periodo in cui si prestava molta attenzione all'accuratezza formale. Nell’opera di Ennio il rapporto con la storia è più marcato, infatti percorre anno per anno (come facevano gli “annales”, gli archivi dei pontefices maximi) la storia romana da Enea agli eventi di storia recente. 

L’Eneide, però, non trova riscontro solo nei poemi dell’antichità ma ha anche influenzato la letteratura occidentale successiva e, in particolar modo, i poemi cavallereschi.


  • Orlando Furioso
Primo fra questi l’Orlando Furioso di Ariosto, la più famosa giunta dell'incompleto poema cavalleresco “Orlando innamorato” di Boiardo. In esso ricorre il tema dell'ira, dominante anche nei precedenti poemi epici, che sta volta si configura come “furor”, motore dell’azione del protagonista, derivato da una grandissima passione amorosa capace di fargli perdere il senno, non più da una divinità. A causa del furor Orlando affronterà tantissime peripezie, specchio del percorso interiore da lui affrontato: la conclusione di un viaggio coincide sempre con una maturazione del personaggio, come in Odisseo e in Enea. A differenza dell'Eneide, il poema cavalleresco è in endecasillabi e nel suo proemio, che sicuramente si ispira a quello virgiliano, fa riferimento a più nuclei tematici. Questo però non vuol dire che l'Eneide si limiti a trattare solo le due tematiche del viaggio e della guerra: la fitta rete tematica dell'Eneide è molto ampia e comprende anche l'amore e la dimensione dell'eroe. L'esigenza di Ariosto di dover menzionare oltre ai “cavalier” e alle “arme”, anche le “donne”, gli “amori”, le “cortesie” e le “audaci imprese” deriva dalla diversa epoca in cui il poema si colloca. Fra l'Eneide e l'Orlando Furioso intercorrono infatti 1500 anni e non bisogna trascurare dunque la stagione letteraria della poesia provenzale, di cui questo poema cavalleresco è erede. Per questo l'attenzione viene posta più sull'amore che con un endiadi si può definire “cortese” e l'eroe non viene chiamato più “uomo” bensì “cavaliere”. Inserendo il poema nella dimensione cortese, cambia anche la valutazione della donna che nell’antichità era bottino dei vincitori o serva del marito, mentre adesso viene elevata su un piedistallo a “donna angelo”, e suscita nel suo cavaliere una passione amorosa che gli procura anche un immenso dolore a causa della sua irrangiungibilità. Nel proemio riscontriamo anche un'invocazione alla Musa, non più intesa come divinità, piuttosto come personificazione dell’ispirazione poetica.

  • Gerusalemme Liberata

Allo stesso modo, nella Gerusalemme Liberata di Tasso, la Musa non viene più considerata nella sua dimensione pagana, bensì viene sottoposta a un processo di cristianizzazione e il poeta la colloca fra “i Santi del Cielo”, sottolineando che non si trova sul monte Elicona e le pone infine una domanda. Oltre all’invocazione, il proemio presenta una protasi che si rifà a quella virgiliana e recita “canto l’arme pietose e ‘l capitano", con un evidente richiamo alla figura del “pietoso” Enea. Infatti, i protagonisti di entrambe le opere hanno da compiere una missione “dall'alto": Enea segue il volere del Fato, Goffredo di Buglione il volere di Dio. La Gerusalemme Liberata è dunque un poema epico inserito in una dimensione cristiana in cui viene meno il sentimento amoroso per lasciare spazio all'eroismo dei crociati per la missione religiosa di conquista della Terra Santa, così come Enea doveva conquistare le coste del Lazio. Probabilmente Tasso non si ispirò a Virgilio solo per la produzione epica, bensì anche nella stesura del suo dramma pastorale “Aminta”, in cui trae spunto dalle Bucoliche.

Dopo aver analizzato le analogie e le differenze di diversi poemi epici attraverso  i secoli si può intuire come il grande capolavoro virgiliano dell'Eneide affondi le proprie radici nei poemi omerici, si configuri quindi come manuale dei valori romani, e si proietti nella letteratura successiva come modello linguistico e stilistico.

Luisa Inglese

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