martedì 26 maggio 2020

La profondità dei colori

Avete mai fatto caso a quanto sia bello il mondo proprio grazie ai colori? Avete mai pensato a quanto essi facciano parte di noi?

La nostra attenzione viene catturata dal colore, dalla forma e dalle dimensioni di una data cosa. Viviamo determinate emozioni e spesso le associamo ad un certo colore: pensiamo al rosso per raffigurare l’amore e la passione oppure pensiamo al bianco e nero per indicare la classica dicotomia tra il bene ed il male.



Così i colori, preziosissima risorsa d'ispirazione poetica, cessano per un momento di essere il prodotto di semplici fenomeni ottici e diventano portatori di altri significati.

Se in campo artistico il colore è essenzialmente presente perché fa parte dell’opera, in letteratura diventa la chiave di lettura capace di trasmettere tutti gli stati d’animo, le emozioni, i ricordi e i desideri degli autori. Gli scrittori utilizzano il colore per creare delle unioni e delle corrispondenze tra i sensi o raffigurare con metafore aspetti e situazioni del reale.

Giovanni Pascoli, ad esempio, attraverso le descrizioni cromatiche delle sensazioni che possono trasmettere i fiori è stato in grado di generare emozioni e conferire molteplici significati simbolici alle cose attraverso il colore. E' il caso del Gelsomino notturno dalle "fragole rosse" e della Digitale purpurea con il suo bel fiore affascinante e letale nello stesso tempo.

I colori hanno anche identificato alcuni generi di romanzi: giallo, nero e rosa.

La storia del colore ha avuto due momenti cruciali e due teorici fondamentali sostanzialmente contrapposti. Il primo è il 1666, l’anno in cui Isaac Newton realizzò un prisma di vetro triangolare per provare come la gradazione cromatica sia il risultato della rifrazione della luce bianca attraverso un prisma. Nel 1810 la teoria dei colori di Johann Wolfgang Goethe, pubblicata nel libro omonimo (Teoria dei colori), ribaltò l’idea razionalistica di Newton, attribuendo alla percezione dei colori una causa totalmente soggettiva.

L’individuo è l’intermediario tra il colore e la sua percezione, la quale dipende da elementi personali, culturali, emotivi e soprattutto sensoriali, che sono quindi variabili e ci portano a percepire i colori in maniera diversa. Si apre, con quest’ultima teoria soggettivistica, la strada per analizzare il legame tra colore e suono. Sebbene il trattato di Goethe specificasse che “colore e suono non si possono in alcun modo paragonare”, l’evoluzione della teoria ha comunque portato molti artisti ad approfondire gli intrecci possibili tra pittura e musica nel corso del tempo, soprattutto negli anni più sperimentali delle avanguardie storiche e fino alle più recenti commistioni dell’arte psichedelica con la musica rock.


Nella seconda metà degli anni ‘60 si svilupparono degli show interamente basati su giochi di luci; questi accompagneranno parecchi concerti psichedelici e tra i primi gruppi ad usarli troviamo i Pink Floyd.

Dott.ssa Victoria Maribel Astuto
sezione "Arte, musica e letteratura"

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