giovedì 16 aprile 2020

Ho imparato a sognare di Irene Sardella

Come ci suggeriscono i Negrita, abbiamo imparato a sognare. Perché questa situazione ci ha tolto purtroppo tante cose, ma sicuramente non può toglierci l’immaginazione e nemmeno i sogni. Non era forse John Lennon a cantare che qualcuno avrebbe potuto dargli del sognatore? Ma, come conclude lui stesso, non era certo il solo!


Ognuno di noi prima di rimanere inaspettatamente e improvvisamente bloccato in casa aveva dei progetti. Ognuno di noi aveva degli impegni, dei programmi, delle esigenze. Ognuno di noi aveva, insomma, una vita prima di tutto questo e continuerà ad averla anche dopo, seppur forse un po’ cambiata. Stiamo rinunciando a molto, è vero e innegabile, dalle cose più semplici e scontate, forse banali, a quelle più importanti. Tutto è in stand-by, compresi noi. Ma non i nostri pensieri. E questa è una grandissima fortuna. Perché, nonostante i momenti di sconforto e confusione, di dubbi più che legittimi e preoccupazioni di ogni tipo, abbiamo tempo e spazio per lasciarci andare a tutti i nostri pensieri. Pensieri di ogni tipo, anche quelli che non avremmo mai immaginato di potere avere, anche quelli cui non abbiamo mai avuto il coraggio di dare forma. Sogniamo a occhi aperti.

E allora, coraggio! Attiviamo la nostra fantasia! Fermiamoci per un attimo e pensiamo a tutto ciò che potremmo fare una volta tornati alla nostra quotidianità. Chi l’avrebbe mai detto che ci sarebbe mancata una routine?! Quante cose date spesso per scontate, adesso ci mancano come l’aria. Quanto sentiamo il bisogno di una “normalità”. E allora pensiamo a quanto sarà bello tornarci! Pensiamo a quanto sarà bello tornare a fare tutto, ma come se lo stessimo facendo per la prima volta, quasi con la stessa emozione di un bambino alla scoperta del mondo; probabilmente certe cose non torneremo semplicemente a farle, ma le ricominceremo da zero. Perché forse l’unica cosa certa è che inizieremo a dare un peso vero e diverso alle cose e a tutto quello che abbiamo sempre definito “normale”.

Arriverà il momento in cui potremo rimontare i pezzi del nostro puzzle, in cui dovremo ricominciare a ri-costruirci e proprio per questo la piccola medicina musicale di oggi si chiama “Costruire” di Niccolò Fabi.

E adesso chiudi gli occhi e immagina una gioia. Per me è certamente il mare. E tu? A cosa pensi? Quale sarà la prima cosa che farai una volta tornato alla “normalità”?

The social directors

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