domenica 7 giugno 2020

Le origini dell’Islam e la sua espansione nel Maghreb


Dalla storia è possibile attingere quei preziosi insegnamenti per imparare a convivere nel migliore dei modi con le culture diverse dalla nostra, dove accoglienza ed integrazione vanno innescate avendo ben chiari i valori fondamentali non negoziabili dell’ordinamento giuridico cui apparteniamo; l’incontro col prossimo avviene se si è mossi da una sana curiosità nei confronti dell’altro col fine di comprenderlo e avviare una riflessione condivisa, senza cercare di soggiogarlo alle proprie convinzioni, ma senza nemmeno snaturare se stessi e la nostra cultura giuridica di appartenenza.


La "Moschea della Roccia" di Gerusalemme
edificata durante l'era degli Omayydi tra il 687 e il 691

Per un primo approccio all’Islam è possibile partire da un paragone rispetto alle altre religioni monoteiste per ragionare sugli eventuali punti di contatto, avendo però ben chiare le moltissime differenze.
In questa sede risulta interessante una precisazione relativa al contesto storico secondo la quale l’Islam comportò un progresso religioso rispetto all’idolatria ed alle usanze pagane precedenti che si erano diffuse tra le tribù arabe.
La contaminazione islamica vissuta e attraversata dalla Sicilia tra il IX e XI secolo potrebbe rappresentare un’esperienza storica utile per capire come impostare la relazione di dialogo con i musulmani. I fenomeni migratori non si sono mai arrestati e la maggioranza di coloro che oggi provengono dal Nord-Africa sono gli eredi di chi giunse da noi più di mille anni fa.
L’originaria espansione araba era accompagnata e caratterizzata dall’adesione fideistica all’islam. Tale religione monoteista nasce nella penisola araba nel VII secolo ad opera di Muhammad, secondo i musulmani, inviato da Dio come ultimo profeta e portatore di legge, al quale l’arcangelo Gabriele rivela il Corano. 


Questa adesione spirituale implica la sottomissione e il completo abbandono dei fedeli a Dio, in arabo definito Allah, con cinque doveri cogenti per il musulmano praticante costituenti i cosiddetti pilastri dell’islam:
I. Shahada è la testimonianza di fede che va recitata con piena comprensione del suo significato e in totale sincerità di intenti.
II. Salat è la preghiera da effettuare cinque volte al giorno in precisi momenti scanditi dal richiamo dei mu’adhdhin.
III. Zakat è il versamento in denaro, da devolvere nei confronti di poveri e bisognosi, obbligatorio per i musulmani che possano permetterselo e che rende lecito il possesso della loro ricchezza.
IV. Sawm rappresenta il digiuno da osservare dal sorgere del sole fino al tramonto durante il mese lunare di Ramadam per tutti i musulmani con la salute adatta a sostenerlo.
V. Hajj è il pellegrinaggio da svolgere almeno una volta nella vita alla Mecca e dintorni nel mese lunare di Dhu l-Hijja per i musulmani in grado di affrontarlo fisicamente ed economicamente.

I fedeli considerano l’Islam come la Rivelazione che Allah ha elargito all’umanità a partire da Adamo, non una ulteriore rispetto alle altre due grandi fedi monoteiste, Ebraismo e Cristianesimo, ma si tratterebbe della riproposizione vera e perfetta della volontà divina presente anche nella Torah, nei Salmi, nella Avesta zoroastriana, nel Vangelo e nei Veda induisti che però sono stati tutti inquinati dall’azione maliziosa degli uomini. 


In tal senso Maometto assurge a divenire “Sigillo dei profeti” e la sua morte avvenuta a Medina nel 632 segna per i seguaci la conclusione del ciclo profetico. Infatti le tradizioni dell’Antico e Nuovo Testamento non vengono disconosciute e non vengono negati Adamo, Noè, Abramo, Mosè e Gesù stesso viene collocato tra i profeti, ma al di sopra di essi si pone il Corano che rappresenta l’unica ed immodificabile affermazione della volontà divina destinata a perdurare fino al Giorno del giudizio.
Nella storia della penisola araba la spiritualità di Maometto avviò un importante fenomeno di catalizzazione delle varie tribù nomadi, da sempre impegnate in reciproche scorrerie e per questo motivo fino a quel momento non avevano ancora costituito una seria minaccia per Persiani e Bizantini.

Una volta morto il profeta Muhammad, venne scelto Abu Bakr dall’élite dominante come Califfo, cioè continuatore nell’attività di comando dei credenti. Inizialmente la successione non era dettata da vincoli di parentela al Profeta ed i primi quattro Califfi furono scelti per elezione e successivamente definiti “ortodossi”. Nell’arco di un trentennio essi riuscirono in una conquista duratura e sorprendentemente rapida soppiantando l’egemonia dell’impero persiano e sottraendo all’influenza bizantina Siria, Palestina ed Egitto, spingendosi poi fino alla Tripolitania e con le prime scorrerie in Sicilia, nel 652.
La contaminazione di aree tanto vaste fu sicuramente favorita dalla paradossale maggiore libertà conferita alle correnti eretiche che invece Bisanzio aveva provato a reprimere in tutti i modi: le “genti del Libro” consce di una Rivelazione, seppur parziale, pagando un tributo ai capi musulmani e riconoscendo la superiorità dell’Islam potevano continuare ad esercitare la propria fede. Così non si trattava più di una semplice comunità di soli arabi e procedendo l’espansione aumentarono le diverse componenti etniche ad essa appartenenti.


Nel 656 l’insurrezione ai danni del terzo califfo “ortodosso” generò la storica frattura tra sunniti e sciiti, a partire dalla quale solo la prima fazione, quella che poi risultò vincente, continuò a riconoscere l’autorità califfale e il codice di comportamento della Sunna.
E’ con questi presupposti che, a partire dal 661, si insediò la prima dinastia califfale degli Omayydi, la quale spostò la capitale da Medina a Damasco e guidò l’Umma, ossia la comunità dei fedeli, fino al 750.
Ad Occidente durante l’epoca omayyde venne conquistata tutta l’Africa del Nord (salendo fino alla Penisola iberica) trasformando Tunisi in un importante porto nel Mediterraneo e avviando un delicato processo di islamizzazione delle popolazioni berbere. Con l’annessione delle terre d’Ifrìqiya (odierni Tunisia e Marocco) con capitale Al-Qairawan, nella sfera d’influenza araba aumentarono le diverse dinastie che provvedevano all'amministrazione del territorio: pur combattendo tutte nel nome di Maometto, dalle popolazioni berbere fino agli andalusi, ognuna caratterizzata dalla ambizione personale a non restare semplici “vassalli” di Baghdad e Damasco.

Sotto la terza dinastia califfale degli Abbasidi, discendenti dallo zio paterno del Profeta, in Ifriqiya viene costituito l’Emirato autonomo degli Aghlabiti. Come sottolineano Gabrieli e Scerrato ne “Gli Arabi in Italia” si riporta: «all’aprirsi del nostro secolo IX, proprio nell’800, quando Carlomagno era coronato imperatore in Roma, il suo rivale e corrispondente Harùn ar-Rashìd compiva da Bagdàd il primo passo di sfaldamento dell’impero unitario dei califfi: l’investitura del governo d’una provincia periferica, in questo caso la romana Africa (l’Ifrìqiya degli Arabi e attuale Tunisia, da cui dipendeva più o meno effettivamente il resto del Maghreb fino all’Atlantico) concedendola quale ereditario appannaggio al governatore locale».

La Mecca (in arabo: ﻣكة المكرّمة‎ "Makka l'onorata") si trova nell'attuale Arabia Saudita occidentale. Considerata dai musulmani la città santa per antonomasia, prima ancora di Medina e Gerusalemme. Vi è nato Maometto e contiene la più grande moschea del mondo, il Masjid al-Haram.

A partire da Ibrahim, primo comandante dell’esercito, viene data la possibilità di designare in maniera indipendente il proprio successore al fine di garantire la continuità dell’azione militare. Gli Abbasidi mantennero sempre il diritto di veto sulle nomine, ma conferirono una amplissima delega per permettere la repressione del Kharigismo: realtà dell’Islam che aveva iniziato a prendere le distanze rispetto agli altri rami, già a partire dall’epoca del quarto califfo, assumendo i connotati di una temibile dissidenza politica e teologica.
Con la nascita dell’Emirato d’Occidente gli Aghlabiti di Qairawàn, col benestare e la “supervisione” del Califfato Abbaside, diedero inizio alla propria dinastia con il preciso obiettivo di tenere sotto controllo il pericolo kharigita; tuttavia nel corso degli anni si rivelò un errore l’aver sottovalutato l’azione degli ismailiti Fatimidi che in maniera pressoché indisturbata diedero inizio ad una vascolare campagna di proselitismo.

  • Conclusioni

Passando in rassegna la grande diffusione dell’Islam è possibile collocare la prima conquista arabo-musulmana in una fase che va dalla morte di Maometto fino allo spirare del califfato ommayyade nel 750, sotto l’egida del quale aveva raggiunto la sua massima espansione a est affacciandosi sull’Atlantico e giungendo in Asia centrale ad ovest.
L’impero musulmano unitario perse il carattere puramente arabo nel corso del califfato abbaside (750-1200) perché aprì gradualmente le porte ad una sempre maggiore contaminazione persiana e turca: le tendenze autonomistiche si acuirono in diverse regioni ed il califfato vide compromessa la sua unità politica . I turchi selgiuchidi provenienti dalle steppe dell’Asia centrale si convertirono all’Islam, essendo entrati a contatto con l’Iran, e nell’XI secolo conquistarono capillarmente l’Anatolia.

Attraverso altre popolazioni turche la religione musulmana riuscì a raggiungere l’India; fece la sua comparsa anche in regioni dell’Africa sub-sahariana ed orientale, nonché nel Sud-Est asiatico a partire dal XIII secolo.
Ai giorni nostri comprendere l’islamizzazione analizzando i suoi pregressi storici risulta essere un argomento di forte interesse dal momento che i flussi migratori hanno fatto approdare da tempo l’Islam anche negli Stati Uniti ed in parecchi paesi dell’Europa occidentale. Secondo alcune stime il numero complessivo degli aderenti alla religione musulmana si aggirerebbe intorno agli 1,8 miliardi: stiamo parlando del 23% della popolazione mondiale fedele ad un credo che vanta un tasso di crescita particolarmente significativo. Data la consistenza questi dati non sono da trattare con leggerezza, ma nemmeno con preoccupazione, per l’impatto sociologico e geopolitico mondiale con le sue ovvie ricadute nell’ambito del diritto.


C. A. NALLINO, Vita di Maometto, Roma, Istituto per l’Oriente, 1946, edizione postuma - F. CARDINI, M. MONTESANO, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006 - U. SCERRATO, Gli Arabi in Italia, cultura, contatti e tradizioni, con saggi di Paul Balog, Garzanti, Scheiwiller, Milano, 1993 - A. COSTANTINO, Gli Arabi in Sicilia, Palermo, Antares Editrice, 2005 - C. GINZBURG, P. MINGANTI, G. MONTESI, S. MOSCATI, Lessico Universale Italiano, Roma, Enciclopedia Italiana Treccani alla voce “Islamismo” autori e redattori antichità, storia moderna e contemporanea, 1979 - T. W. LIPPMAN, No God But God, U.S. News & World Report, 2008 e altri autori citati in bibliografia. Testo estratto da "La presenza islamica in Sicilia dalle sue origini fino all'avvento di Federico II: quale eredità per la Trinacria?" di Antonino Carpitella.

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