giovedì 28 maggio 2020

Alexander, la vita di un uomo straordinario


Magnus (magno) è l'appellativo con cui viene ricordato dai latini Alessandro di Macedonia, un privilegio che si era soliti riservare solo alle persone che oggi definiremmo "straordinarie". I Greci, infatti, al tempo in cui visse, lo avevano chiamato Μέγας Ἀλέξανδρος, ovvero Alessandro il Grande. Ma chi era quest’uomo? E cos’è che permise gli di passare alla storia come una figura così grandiosa?
La sua vita è raccontata nel film di Oliver Stone, intitolato Alexander, uscito nelle sale  nel 2004. Il registra per i suoi personaggi ha reclutato un cast stellare con attori del calibro di Colin Farrell, Angelina Jolie, Val Kilmer, Jared Leto, Anthony Hopkins e Jonathan Rhys-Meyers. Un film che riesce a portare sullo schermo la storia, il carattere e l'atmosfera in cui visse uno degli eroi più affascinanti della storia di tutti i tempi. 

La fama di Alessandro (356-323 a.C) deriva principalmente dal fatto che egli, in soli dodici anni, riuscì a conquistare un territorio vastissimo, quello dell’Impero persiano, una regione che oggi comprenderebbe l’Afghanistan, il Pakistan, l’India, l’Egitto e i territori della penisola anatolica. Ad aiutare Alessandro nel compiere un’impresa di tale portata furono certamente delle circostanze storiche favorevoli, basti pensare alla crisi dell’impero persiano e delle πόλεις greche o  alla campagna di conquista già inaugurata da suo padre. Tali fattori, tuttavia, non sono sufficienti a mettere tra parentesi il coraggio, lo straordinario carisma e l’abilità strategico-militare che l’eroe macedone aveva in dote. Come si può vedere anche da alcune scene del film, infatti, Alessandro scendeva in campo al fianco dei suoi soldati, incoraggiandoli grazie alle sue notevoli doti comunicative che utilizzava sia per guadagnarsi la benevolenza e la fiducia dei suoi, sia per spaventare e neutralizzare i nemici. 

Del resto, non possiamo dimenticare che Alessandro ebbe come maestro uno dei più grandi filosofi della storia: Aristotele. Lo vediamo nel film mentre insegna, al condottiero ancora fanciullo, la morale del “giusto mezzo” e l’amore virtuoso. Aristotele educò Alessandro per tre anni, dal 343 al 341 a.C., ma i rapporti tra i due continueranno, seppur con altri e bassi, quasi per tutto il periodo in cui Alessandro visse. Esiste, infatti, un opera attribuita ad Aristotele ma scritta in realtà nel medioevo (dunque da uno Pseudo-Aristotele), dal titolo Secretum Secretorum, concepita come un libro di istruzioni per chi governa, nato da uno scambio epistolare proprio tra il filosofo e il suo allievo Alessandro. È opportuno, tuttavia, precisare che nonostante la sua formazione di base, l’opera e il modo di pensare dell’eroe macedone si discostarono molto da quelle del suo maestro.

Uomo di grande carisma e intelligenza, Alessandro Magno potrebbe essere visto come l’incarnazione storica di Ulisse, così dedito al viaggio e alla scoperta, così curioso delle mondo e così desideroso di spingersi sempre al di là del limite. Questa inclinazione di Alessandro e questa sua grande apertura verso l’ “altro”, inteso come “diverso”, si manifesta anche nella scelta di sposare Rossane, figlia di Ossiarte, il satrapo di Battriana (oggi territorio a Nord dell’attuale Afghanistan). 

Era un dio o quanto di più vicino a un dio io possa avere mai visto. "Tiranno" urlano senza pensare. Io rido: nessun tiranno restituì al mondo così tanto. Ci vogliono uomini forti per governare. Alessandro era molto di più. Era Prometeo, un amico dell'uomo, ha cambiato il mondo. Prima di lui c'erano le tribù. Dopo di lui tutto poteva essere. D'un tratto si percepì che il mondo  poteva stare sotto il governo di un re e diventare migliore per tutti. Fece erigere diciotto grandi Alessandrie. Un grande impero, non fatto di terre e oro, ma più un luogo della mente.
È con queste parole che, nel film, Tolomeo I Sotere descrive l’amico e compagno Alessandro. Questo dialogo non si discosta affatto dall’aura di sacralità che ha avvolto l’eroe macedone nel corso nella storia. Si pensi, ad esempio, che l’imperatore romano Alessandro Severo, vissuto nel terzo secolo dopo Cristo, teneva all’interno del suo larario anche un’immagine di Alessandro Magno, collocandolo “assieme ai migliori e agli dei” tra i quali si potevano distinguere Apollonio, Cristo, Orfeo e Abramo. 

Un personaggio che ha lasciato la sua orma indelebile nella storia e che si erge come modello da imitare e simbolo di ambizione, coraggio, apertura e successo. “Tutta la via ha combattuto per liberarsi dalla paura. E così, lottando, così solo, è diventato libero. L'uomo più libero che abbia mai conosciuto. La solitudine crescente e l'impazienza di coloro che non riuscivano a capire furono la sua vera tragedia. E se il suo desiderio di riconciliare Greci e barbari finì nel baratro del fallimento (e che fallimento), il suo fallimento superò qualunque successo ottenuto dagli altri. Gloria e memoria apparterranno per sempre a coloro che seguiranno la propria grande visione e il più grande di questi e colui che ora chiamano Megal Aléxandros (Tolomeo, dialogo conclusivo). 


Dott.ssa Simona Lorenzano
sezione "Cinema e cultura" senza confini


Bibliografia 
M. Pereira, La filosofia del Medioevo, Carocci Editore, Roma, 2016.
M. Bettini, Elogio del politeismo, il Mulino, Bologna, 2014.

mercoledì 27 maggio 2020

Oltre la perdita: la demenza di ALZHEIMER


Dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse.
E il mondo appare diverso
Robin Williams in L’attimo fuggente

Quante volte vi sarà capitato di dire o sentire qualcun altro pronunciare frasi del tipo: “Non mi ricordo dove ho messo le chiavi, mi starà venendo l’alzheimer precoce!”, oppure: “che brutto l’alzheimer che non ti fa ricordare più niente!”.


Bene, con questo articolo cercherò di ampliare il punto di vista comune su questa malattia neurodegenerativa, che ad oggi costituisce la demenza più comune nella popolazione mondiale.

Di certo il sintomo principale della demenza di Alzheimer è la perdita della memoria: questa colpisce prima gli eventi più recenti, fino ad arrivare ai primissimi ricordi, in un lavoro a ritroso nel tempo. Potremmo anche aggiungere che l’alzheimer porta con sé purtroppo tanti altri sintomi, diversificati e unici come lo è ogni persona. E se cercate su internet, state tranquilli che li troverete tutti: deficit di pianificazione e di problem solving, difficoltà e rallentamento nel funzionamento lavorativo, sociale e famigliare, disorientamento spazio-temporale, difficoltà nel parlare, nello scrivere e nella comprensione, deficit nel riconoscimento dei rapporti spaziali e delle immagini visive, ridotta capacità di giudizio, cambiamenti di umore e di personalità… e chi più ne ha più ne metta!

Per un attimo proviamo però a cambiare punto di vista: invece che parlare di ciò che viene perso e/o danneggiato da questa patologia, perché non parlare di ciò che resta e su cui si può, anzi si deve, puntare? 
Considerando ovviamente le variabili di ogni situazione e di ogni livello di gravità della patologia, nella demenza di Alzheimer ciò che resta è la loro emotività: studi scientifici dimostrano infatti che le emozioni vengono sentite e ricordate. Quindi, per esempio, una persona affetta da tale patologia potrà non ricordare che siete andati a trovarla di recente ma la vostra visita avrà comunque avuto un impatto emotivo su di lei e su come si sente e sentirà da lì a breve termine. 

Uno studio nello specifico, i cui risultati sono contenuti sulla rivista Cognitive and Behavioral Neurology (Guzmán-Vélez E., Feinstein J., Tranel D., 2014) ci può aiutare a comprendere al meglio tutto questo. Lo studio in questione è stato condotto da Guzman-Vélez, dottorando in psicologia clinica, insieme a due professori di neurologia e psicologia delle università della UI e di Tulsa, su 17 pazienti con Alzheimer e 17 soggetti sani di confronto. Durante lo studio vennero mostrati ai due gruppi dei brevi film tristi e felici che innescarono le corrispondenti emozioni anche nei soggetti con demenza. Cinque minuti dopo la visione dei film entrambi i gruppi dovevano svolgere un compito di memoria su quello che avevano appena visto e, come previsto, i soggetti con demenza ricordarono poco e niente rispetto al contenuto dei film (alcuni di loro non ricordavano nemmeno di aver appena visto un film!).
Nonostante quindi la loro incapacità di ricordare ciò che avesse determinato un certo stato d’animo e certe emozioni, queste stesse emozioni e quello stato d’animo che avevano e stavano provando restavano vivi e presenti. 

La vita emotiva di soggetti con demenza di Alzheimer quindi sopravvive e resiste più forte che mai! 

A cosa può servire questo cambio di prospettiva sulla malattia? 
- A sensibilizzare la comunità facendo si che diventi “amica” della demenza e che il suo punto di vista sull’Alzheimer vada oltre la perdita, in direzione di ciò che rimane vivo.
- A responsabilizzare i caregiver e gli operatori sul fatto che esistono tante attività realizzabili nelle interazioni giornaliere con i pazienti come ballare, cantare, ridere, “giocare” che, seppur semplici e apparentemente banali, possono cambiare la loro giornata e, influenzando la loro vita emotiva, migliorare il benessere psicofisico e la qualità della vita quotidiana.

In conclusione, assumere un punto di vista diverso sulla demenza di Alzheimer non vuol dire minimizzare o dimenticare le difficoltà evidenti della patologia e i relativi sforzi della ricerca medica ma ci ricorda che: “la malattia non toglie di mezzo la vita”. 

I malati restano sempre delle persone con un passato, un presente e un futuro unici e irripetibili, con proprie emozioni e dignità: queste cose NOI non dobbiamo dimenticarle mai.


Dott.ssa Chiara Aglieri Rinella
Psicologa presso Alzheimer Caffè Palermo 


Riferimenti studio: Guzmán-Vélez, E., Feinstein, J. S., & Tranel, D. (2014).
Feelings without memory in Alzheimer disease. Cognitive and behavioral neurology, 27(3), 117.

martedì 26 maggio 2020

La profondità dei colori

Avete mai fatto caso a quanto sia bello il mondo proprio grazie ai colori? Avete mai pensato a quanto essi facciano parte di noi?

La nostra attenzione viene catturata dal colore, dalla forma e dalle dimensioni di una data cosa. Viviamo determinate emozioni e spesso le associamo ad un certo colore: pensiamo al rosso per raffigurare l’amore e la passione oppure pensiamo al bianco e nero per indicare la classica dicotomia tra il bene ed il male.



Così i colori, preziosissima risorsa d'ispirazione poetica, cessano per un momento di essere il prodotto di semplici fenomeni ottici e diventano portatori di altri significati.

Se in campo artistico il colore è essenzialmente presente perché fa parte dell’opera, in letteratura diventa la chiave di lettura capace di trasmettere tutti gli stati d’animo, le emozioni, i ricordi e i desideri degli autori. Gli scrittori utilizzano il colore per creare delle unioni e delle corrispondenze tra i sensi o raffigurare con metafore aspetti e situazioni del reale.

Giovanni Pascoli, ad esempio, attraverso le descrizioni cromatiche delle sensazioni che possono trasmettere i fiori è stato in grado di generare emozioni e conferire molteplici significati simbolici alle cose attraverso il colore. E' il caso del Gelsomino notturno dalle "fragole rosse" e della Digitale purpurea con il suo bel fiore affascinante e letale nello stesso tempo.

I colori hanno anche identificato alcuni generi di romanzi: giallo, nero e rosa.

La storia del colore ha avuto due momenti cruciali e due teorici fondamentali sostanzialmente contrapposti. Il primo è il 1666, l’anno in cui Isaac Newton realizzò un prisma di vetro triangolare per provare come la gradazione cromatica sia il risultato della rifrazione della luce bianca attraverso un prisma. Nel 1810 la teoria dei colori di Johann Wolfgang Goethe, pubblicata nel libro omonimo (Teoria dei colori), ribaltò l’idea razionalistica di Newton, attribuendo alla percezione dei colori una causa totalmente soggettiva.

L’individuo è l’intermediario tra il colore e la sua percezione, la quale dipende da elementi personali, culturali, emotivi e soprattutto sensoriali, che sono quindi variabili e ci portano a percepire i colori in maniera diversa. Si apre, con quest’ultima teoria soggettivistica, la strada per analizzare il legame tra colore e suono. Sebbene il trattato di Goethe specificasse che “colore e suono non si possono in alcun modo paragonare”, l’evoluzione della teoria ha comunque portato molti artisti ad approfondire gli intrecci possibili tra pittura e musica nel corso del tempo, soprattutto negli anni più sperimentali delle avanguardie storiche e fino alle più recenti commistioni dell’arte psichedelica con la musica rock.


Nella seconda metà degli anni ‘60 si svilupparono degli show interamente basati su giochi di luci; questi accompagneranno parecchi concerti psichedelici e tra i primi gruppi ad usarli troviamo i Pink Floyd.

Dott.ssa Victoria Maribel Astuto
sezione "Arte, musica e letteratura"

L’importanza del sonno 😴 🛏


L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)🛡consiglia di dormire circa 7-8 ore a notte per rispettare il nostro ciclo completo di sonno. Tuttavia, questo numero di ore è una media statistica, infatti alcune persone hanno bisogno di più ore per sentirsi riposate invece altre, si alzano del tutto rigenerate dormendo meno ore di quest’ultimi.


💤Dormire bene è importante per la nostra salute ma, oltre alla qualità, lo è anche la quantità di ore dedicate al sonno. Molte persone compiono spesso l’errore di considerare il riposo notturno un optional del quale si può fare a meno senza gravi conseguenze. Per questo non ci preoccupiamo se dormiamo poche ore e spesso non diamo la giusta importanza ai segnali che il nostro corpo ci invia, e che invece potrebbero essere legati a un disturbo del sonno.

Al giorno d’oggi, lo stile di vita frenetico e gli innumerevoli impegni quotidiani riducono sempre di più il tempo dedicato al sonno, frenando il corretto funzionamento del nostro organismo. Capita spesso che ci accorgiamo dell’importanza del sonno solo quando presentiamo problemi legati ad esso o quando non riusciamo più a dormire bene.

Il sonno, infatti, è un meccanismo naturale, fondamentale di pausa e rigenerazione sia fisica che mentale. Utile al nostro organismo, può essere influenzato fortemente da fattori organici, ambientali o psicologici.

❌Esempi di cattive abitudini che interferiscono nella nostra qualità del sonno: bere troppi caffè o alcolici; fumare; mangiare troppo cibo generalmente e in particolare quello poco sano, stare troppo tempo seduti e fissi nelle attività con i monitor, andare a dormire ad orari sempre diversi etc.
I principali e più frequenti disturbi del sonno:
• Insonnia;
• Ipersonnia (eccessiva sonnolenza diurna e durata del sonno);
• Sonnambulismo;
• Bruxismo;
• Incubi notturni frequenti;
• Apnee notturne;
• Ansia;

♻️ I fattori positivi invece, per chi riesce ad avere una qualità del sonno positiva sono: 
• La prevenzione delle malattie poiché il sistema immunitario risulta più reattivo;
• La pelle risulta più rigenerata e tonificata, se dormiamo a sufficienza, ridurremo la probabilità di borse sotto gli occhi e il nostro aspetto sarà generalmente migliore;
• Combatte la depressione;
• La produzione di serotonina e melanina avviene durante il sonno. Questi ormoni contrastano gli effetti degli ormoni dello stress (cortisolo e adrenalina) e ci aiutano a sentirci più felici ed emotivamente più forti;
• Appena recuperata la qualità del sonno, recuperiamo anche il nostro potenziale energetico, migliorando lo stato d’animo.
• Tratteniamo meglio le informazioni migliorando complessivamente le capacità mnemoniche e riusciamo a essere più attenti e concentrati.

✅😉Per ritrovare la nostra “giusta” qualità del sonno, è possibile ricorrere all’utilizzo di farmaci ansiolitici anche per lunghi periodi di tempo, cercando di avere un riposo continuativo e più tranquillo ma, molto più efficacemente, basta attuare delle piccole modifiche nelle nostre abitudini quotidiane e accorgersi di possibili errori che mettiamo in atto per ritrovare tutti i benefici del nostro regolare sonno che l'organismo offre naturalmente!

📌Dott.sse Federica Failla e Federica Tropea 
Coordinatrici servizio #S.O.S Benessere Psicologico Cooperativa Sociale Controvento

giovedì 21 maggio 2020

Strategie per non mangiare troppo


1) Prepara piatti ipocalorici
Impegniamoci nella preparazione di ricette che hanno un limitato contenuto di grassi e di zucchero. Non prepariamo giorno dopo giorno ricette ipercaloriche. Concediamoci la preparazione della pizza preferita limitandoci ad un pasto libero. Le ricette ipercaloriche non sono indispensabili nemmeno per i bambini. Prepariamo insieme ai più piccoli un ciambellone fatto in casa. Sarà molto più nutriente del pacco di cookies acquistati al supermercato.

2) Alimentati con amore 
Mangiamo almeno tre volte al giorno, lentamente, con attenzione, con piacere e con amore. Quando mangiamo velocemente si crea una sorta di tappo provvisorio della fame che invia il segnale di sazietà apparente all’ipotalamo. In realtà non si è davvero sazi perché non si è dato il tempo all’ormone chiamato grelina di formarsi. Dopo poche ore si ha nuovamente fame per cui iniziamo a spiluccare continuamente. La formazione della grelina è basilare; aumenta la ricerca, l'assunzione di cibo e diminuisce il consumo di energia.

3) Organizza la lista della spesa
Stilando la lista della spesa scriviamo quello che realmente manca nella dispensa e di cui abbiamo davvero bisogno. Acquistiamo in prevalenza superfood ovvero alimenti salutari. Riduciamo al limite l’acquisto di biscotti, caramelle, dolci o patatine. È meglio non averli in frigorifero o nella credenza. Spesso negli attacchi di fame emotiva si ricorre al comfort food,  ovvero  a questa categoria di alimenti. Diamo più valore alla qualità del cibo che mangiamo. 

4) Mangia con consapevolezza: la Mindful Eating
Attraverso la Mindful Eating è possibile creare un nuovo rapporto con il cibo. Un numero crescente di ricerche scientifiche ha suggerito che l’alimentazione consapevole è molto efficace. Aiuta la persona a perdere peso e a gestire i propri comportamenti alimentari disregolati. Permette ad ognuno di noi di liberarsi dalle preoccupazioni relative al cibo e all’atto del mangiare. La pratica della Mindful Eating insegna a sostituire l’autocritica, il giudizio con la cura del proprio corpo e con la saggezza. 

5) Scrivi un diario alimentare
Il diario alimentare rappresenta la mappa del territorio di ognuno di noi. Scrivere il diario alimentare ci permette di essere più consapevoli della qualità della nostra alimentazione e del nostro comportamento alimentare. Impegniamoci ad annotare tutto quello che mangiamo durante il giorno. Quando arriva la sera dedichiamo il tempo a disposizione a rileggerlo. Questo permette di riconoscere la fame fisiologica e la fame nervosa. Nel caso di attacco di fame emotiva è importante individuare attività alternative quali chiamare un’amica, leggere un libro, ascoltare musica. Queste devono frapporsi tra il desiderio di mangiare e l’azione. 

6) Annota le tue emozioni nel diario delle emozioni 
È sempre bene prendere in considerazione le nostre emozioni. Compilare il diario delle emozioni arricchisce il diario alimentare ed aumenta la consapevolezza del comportamento alimentare di ognuno di noi. Ogni emozione permette di capire meglio chi siamo in quanto rappresenta per noi un messaggio unico. Non esistono emozioni giuste o sbagliate, buone o cattive. Tutte le emozioni sono in grado di aiutarci a comprendere cosa stiamo vivendo.

Quando dentro di noi qualcosa non è in equilibrio abbiamo un desiderio irrefrenabile di cibo (craving). La fame nervosa è un campanello di allarme. Dobbiamo fermarci per esaminare la nostra vita e comprendere, eventualmente, cosa c’è da cambiare.

Rendere sano ed equilibrato il piacere di mangiare non è un’illusione. È una realtà possibile e realizzabile.

Dott.ssa Lucrezia Broccio
ambito: Psicologia - based in Messina

Eneide: i punti di contatto con Omero e la successiva letteratura occidentale

Prendendo in considerazione i poemi omerici singolarmente è possibile riscontrare analogie e differenze rispetto all’epos virgiliano.


  • Iliade

I due poemi condividono la centralità del tema della guerra, sebbene entrambi si concludano in modo anomalo: non con la vittoria della violenza sul campo bensì l'una con l'ingegno, l'altra con nozze miste che favoriscono l'integrazione di due diverse stirpi. Inoltre nell’Iliade viene narrata la vicenda di Ettore, che andando incontro al suo destino di morte si distacca dagli affetti della moglie Andromaca e del figlio Astianatte, mentre nell'Eneide la storia di Enea, che da esule lascia dapprima la moglie Creusa e poi non si cura di abbandonare Didone, regina di Cartagine, dando così inizio alle rivalità con i Punici. I due eroi troiani sono inseriti infatti in una società in cui il ruolo della donna è marginale, per cui sono entrambi costretti ad abbandonarle per cause di forza maggiore. 

  • Odissea

La tematica del viaggio: le peripezie degli eroi (Enea e Ulisse) sono la metafora di un percorso interiore. E ritroviamo altre affinità come il concilio degli dei che si radunano per decidere delle sorti umane e la katabasi, ovvero la discesa negli Inferi, che viene presentata nei due poemi in modalità diverse. Nell'Odissea, Omero si limita ad elencare le anime dei morti, mentre nell'Eneide Virgilio immagina un viaggio in un regno diverso, il mondo dell’oltretomba, guidato dal padre Anchise.

Bisogna inoltre ricordare che nell'Odissea (come anche nell'Eneide) si conferisce maggiore importanza al poeta rispetto all'Iliade: mentre egli prima riportava le parole delle Muse, adesso è ispirato da esse ma la sua produzione è del tutto originale (nell'Eneide infatti è presente “cano”).

  • Teogonia

Esiodo descrive la sua investitura poetica riportando un episodio secondo il quale egli afferma di aver ricevuto il dono del bel canto dalle Muse Eliconie. A proposito di quest’ultimo poema, uno dei più rappresentativi dell’epos greco, troviamo delle affinità con l'Eneide per quanto riguarda la materia religiosa, sebbene Virgilio sposti la trattazione mitologica dagli dei agli eroi. L'Eneide infatti costituiva un punto di riferimento anche religioso per i Romani come la Teogonia costituiva la “Bibbia” dei Greci ed entrambe contengono racconti eziologici, ma l’una trattava della stirpe dei romani, l’altra della stirpe degli dei.

Osservando tutte queste affinità tra epos greco e latino è possibile dedurre che quest'ultimo viva in un rapporto di sudditanza rispetto all'altro, eppure l’opera di Virgilio è stata in grado di porsi alla pari dei grandi capolavori omerici e di quello esiodeo. Questo rapporto di subordinazione viene trasposto nel mito nella disfatta dei troiani, tra i quali però un eroe sconfitto, Enea, li riscatterà facendo nascere una stirpe di uomini vittoriosi. Questa coincidenza sembra voler simboleggiare la letteratura romana, che in una prima fase sottomessa a quella greca, pur mantenendo una propria originalità, riesce poi ad emularla con l'avvento dell'Eneide. Lo testimoniano le opere della prima fase dell’epica latina che abbandonano l’esametro per adottare un verso propriamente latino, il saturnio, pur restando ancora evidentemente legati all'esperienza greca.

  • Odusìa

Livio Andronico non fa una produzione originale bensì la traduzione poetica dell’Odissea omerica, una trasposizione latina che l'artista ha adattato al suo stile. Quest'opera testimonia inoltre la maggiore popolarità dell’Odissea rispetto all'Iliade, che spiegherebbe forse il motivo per cui Virgilio si ispira a quella nella prima esade nonostante il racconto mitico sia cronologicamente il continuo dell’altra. Anche nel poema di Livio Andronico è presente l'invocazione alla Musa, che però chiama Camena, facendo riferimento a una  divinità italica della poesia, come una sorta di “calco culturale”.

  • Bellum Poenicum

A differenza dell’epos di Virgilio, nella prima fase dell'epica latina non c'è alcun rapporto con la storia di Roma, che subentra invece con Nevio, sebbene si parli di storia recente. A Nevio, autore del Bellum Poenicum, viene inoltre attribuito il merito della creazione di un’epica originale. L'opera, successivamente scritta in saturni, a differenza dell'Eneide, non è interamente dedicata alla trattazione mitica, ma è suddivisa in due sezioni. La sezione mitica, “Archeologia”, inserita attraverso l'ekfrasis (“digressione"), riguarda la fondazione di Roma dalle vicende di Enea all’episodio di Romolo e Remo, che Nevio riconosce come nipoti di Enea. La sezione storica, “Storiografia”, riguarda unicamente la guerra contro i Puni, il cui “aition” si riscontra nel poema virgiliano con l'abbandono di Didone, regina cartaginese. Nel bellum poenicum il rapporto con la letteratura greca si evince dall’utilizzo della tecnica “a ripresa”, un retaggio dei poemi omerici che non sarebbe necessario utilizzare in un epos scritto.

  • Annales

Con Ennio, il legame con l'esperienza greca  è ancora più forte, egli critica la rozza usanza dei poeti latini di adattare le opere in saturni, e torna all’esametro, metro dell'epica, e giunge persino a dichiarare che in lui si trova lo spirito di Omero, trasmigrato  nel suo corpo dopo essere stato in un pavone, animale sacro ai pitagorici. Il poema che ha portato Ennio a un grandissimo successo furono gli Annales, la cui fama venne poi oscurata nel I secolo a.C. dall’Eneide e probabilmente anche dal giudizio di Ovidio sul poeta che descriveva “maximo ingegno, arte rudis”, in un periodo in cui si prestava molta attenzione all'accuratezza formale. Nell’opera di Ennio il rapporto con la storia è più marcato, infatti percorre anno per anno (come facevano gli “annales”, gli archivi dei pontefices maximi) la storia romana da Enea agli eventi di storia recente. 

L’Eneide, però, non trova riscontro solo nei poemi dell’antichità ma ha anche influenzato la letteratura occidentale successiva e, in particolar modo, i poemi cavallereschi.


  • Orlando Furioso
Primo fra questi l’Orlando Furioso di Ariosto, la più famosa giunta dell'incompleto poema cavalleresco “Orlando innamorato” di Boiardo. In esso ricorre il tema dell'ira, dominante anche nei precedenti poemi epici, che sta volta si configura come “furor”, motore dell’azione del protagonista, derivato da una grandissima passione amorosa capace di fargli perdere il senno, non più da una divinità. A causa del furor Orlando affronterà tantissime peripezie, specchio del percorso interiore da lui affrontato: la conclusione di un viaggio coincide sempre con una maturazione del personaggio, come in Odisseo e in Enea. A differenza dell'Eneide, il poema cavalleresco è in endecasillabi e nel suo proemio, che sicuramente si ispira a quello virgiliano, fa riferimento a più nuclei tematici. Questo però non vuol dire che l'Eneide si limiti a trattare solo le due tematiche del viaggio e della guerra: la fitta rete tematica dell'Eneide è molto ampia e comprende anche l'amore e la dimensione dell'eroe. L'esigenza di Ariosto di dover menzionare oltre ai “cavalier” e alle “arme”, anche le “donne”, gli “amori”, le “cortesie” e le “audaci imprese” deriva dalla diversa epoca in cui il poema si colloca. Fra l'Eneide e l'Orlando Furioso intercorrono infatti 1500 anni e non bisogna trascurare dunque la stagione letteraria della poesia provenzale, di cui questo poema cavalleresco è erede. Per questo l'attenzione viene posta più sull'amore che con un endiadi si può definire “cortese” e l'eroe non viene chiamato più “uomo” bensì “cavaliere”. Inserendo il poema nella dimensione cortese, cambia anche la valutazione della donna che nell’antichità era bottino dei vincitori o serva del marito, mentre adesso viene elevata su un piedistallo a “donna angelo”, e suscita nel suo cavaliere una passione amorosa che gli procura anche un immenso dolore a causa della sua irrangiungibilità. Nel proemio riscontriamo anche un'invocazione alla Musa, non più intesa come divinità, piuttosto come personificazione dell’ispirazione poetica.

  • Gerusalemme Liberata

Allo stesso modo, nella Gerusalemme Liberata di Tasso, la Musa non viene più considerata nella sua dimensione pagana, bensì viene sottoposta a un processo di cristianizzazione e il poeta la colloca fra “i Santi del Cielo”, sottolineando che non si trova sul monte Elicona e le pone infine una domanda. Oltre all’invocazione, il proemio presenta una protasi che si rifà a quella virgiliana e recita “canto l’arme pietose e ‘l capitano", con un evidente richiamo alla figura del “pietoso” Enea. Infatti, i protagonisti di entrambe le opere hanno da compiere una missione “dall'alto": Enea segue il volere del Fato, Goffredo di Buglione il volere di Dio. La Gerusalemme Liberata è dunque un poema epico inserito in una dimensione cristiana in cui viene meno il sentimento amoroso per lasciare spazio all'eroismo dei crociati per la missione religiosa di conquista della Terra Santa, così come Enea doveva conquistare le coste del Lazio. Probabilmente Tasso non si ispirò a Virgilio solo per la produzione epica, bensì anche nella stesura del suo dramma pastorale “Aminta”, in cui trae spunto dalle Bucoliche.

Dopo aver analizzato le analogie e le differenze di diversi poemi epici attraverso  i secoli si può intuire come il grande capolavoro virgiliano dell'Eneide affondi le proprie radici nei poemi omerici, si configuri quindi come manuale dei valori romani, e si proietti nella letteratura successiva come modello linguistico e stilistico.

Luisa Inglese

lunedì 18 maggio 2020

Cos'è lo stress?


⚠ Lo stress è la risposta psicofisica ad una quantità di compiti emotivi, cognitivi o sociali percepiti dalla persona come eccessivi e difficili da fronteggiare.


I sintomi possono essere di varia natura:
➡️Fisica: mal di testa; dolore di schiena; rigidità muscolare in particolare collo e spalle, sudorazione nelle mani, vertigini, stanchezza…
➡️ Comportamentale: problemi nel sonno, attitudine alla prepotenza, mangiare compulsivamente cibo o le unghia…
➡️Emozionale: pianto, senso di frustrazione, rabbia, nervosismo, agitazione, tensione…
➡️Cognitiva: dimenticarsi facilmente le cose, non riuscire a pensare in maniera lucida, preoccupazione eccessiva, mancanza di creatività, indecisione, distrazioni…

Come vediamo esiste una grandissima varietà di sintomi che riguardano lo stress e alcuni sono facilmente riscontrabili nella vita di ogni giorno e se persistono e continuano ad essere sempre più presenti, possono portare a disturbi più gravi poiché a lungo andare il nostro corpo inizierà a produrre cortisolo in quantità eccessiva.

Questo ormone, conosciuto come ormone dello stress, per fronteggiare una situazione momentanea è funzionale ma a lungo termine comporta alti livelli di zuccheri nel sangue che promuovono l’insulinoresistenza, abbassamento delle difese immunitarie, perdita di massa minerale ossea, diminuzione della funzione tiroidea etc.

Ma allora cosa fare?⁉
Un livello elevato di stress può essere ridotto facendo ricorso a tecniche di rilassamento, meditazione mindfulness, neurofeedback e un percorso di psicoterapia per approfondire meglio quali strategie siano più utili per fronteggiare al meglio gli eventi di vita che hanno condotto la persona ad avere questa eccessiva quantità di stress ✅


Dott.sse Federica Failla e Federica Tropea
Coordinatrici servizio #S.O.S Benessere Psicologico Cooperativa Sociale Controvento

martedì 12 maggio 2020

Mai-col Nino's web - episodio 2



Continuano le brutte intenzioni, la maleducazione e l'arroganza sul format di mr. Michael Varelli. In questa puntata Nino non c'è ed il maestro Fascetta cosa fa? Balla? No, sarà anche lui a condurre la puntata con ospite a sorpresa.


giovedì 7 maggio 2020

I pregiudizi più comuni sugli psicologi

COMMENTATI E SPIEGATI PROPRIO DAGLI PSICOLOGI

La dott.ssa Federica Failla, psicologa della Cooperativa Controvento, inaugura la collaborazione con la squadra del nostro Network insieme ad un team energico composto da cinque psicologi (e psicoterapeuti in formazione).


Insieme hanno ideato un video in merito ai pregiudizi più comuni sulla nostra professione. I colleghi ci ricordano quanto sia importante mantenere sempre le distanze dai luoghi comuni. Lo fanno con una buona dose di ironia e tanta sensibilità, sperando di fare cosa gradita e di regalare qualche sorriso in più considerato il momento difficile che ognuno di noi sta attraversando. 

Dott.ssa Lucrezia Broccio
ambito: Psicologia - based in Messina

lunedì 4 maggio 2020

Eneide: l'identità linguistica, culturale e religiosa romana



L’Eneide è il capolavoro virgiliano che ha oscurato la fama dei precedenti poemi epici latini e si è posto alla pari dei poemi omerici. La sua fortuna è dovuta non solo alla perfezione linguistica, stilistica e retorica del suo autore ma anche all'importanza che assume l'opera all’interno della società: i Romani finalmente si riconoscono in un'opera che riassume le virtutes che sono chiamati a seguire. Il sistema di valori romano proietta le sue migliori virtutes in un unico uomo, Enea, il progenitore per volere del Fato della stirpe Romana. Il tema del poema, la trattazione mitica dell'origine di Roma, trova anche un riscontro nell’elogio del princeps attualmente in carica, il quale ha ordinato la stesura dell'opera. Essa infatti si inserisce nell'età augustea, una delle stagioni letterarie latine più floride, in cui il controllo imperiali sull'attività letteraria si svolgeva anche grazie alla collaborazione con Mecenate, coordinatore degli intellettuali del suo circolo, di cui faceva parte Virgilio. La figura di Augusto nell'Eneide viene lodata in quanto discendente, seppur per adozione, della stessa stirpe di Enea, progenitore dei Romani: la Gens Iulia.

L’Eneide conta in tutto 12 libri suddivisi in due esadi, la prima tratta dei viaggi cui Enea è costretto per via dell'ira di Giunone, con chiaro riferimento all'Odissea, la seconda è incentrata sul tema della guerra, richiamando così l'Iliade. Il contenuto dell'opera è riassunto in due parole nel primo emistichio del poema, in un procedimento chiamato “mise en abyme", e recita «arma virumque cano». La prima parola si ricollega alla dimensione bellica, mentre la seconda al viaggio, riassumendo sì il significato dell'opera in breve ma ribaltandone la struttura. Il celebre verso è considerato di grande immediatezza retorica ed ha prodotto degli echi nella cultura occidentale. L’intero proemio è in esametri, il verso tipico dell'epica, e rispetta i canoni dei poemi epici nella sua composizione organizzata in protasi e invocazione alla Musa. Dal I al IV verso passa velocemente in rassegna i viaggi che l'eroe è costretto a fare “troiae ab oris" (anastrofe) per mare e per terra a causa dell'ira di Giunone, in un’ipallage definita memore (“memorem ob iram”, iperbato), poi dal V al VII verso fa riferimento alla guerra fra Troiani e Latini. A differenza dei poemi omerici l'invocazione alla Musa non si trova fra i primi versi, bensì all’VIII, e si conclude con una domanda. Alla Musa Virgilio chiede di spiegargli le cause delle peregrinazioni e dei travagli di Enea e con enfasi domanda “così grande è l'ira nell'animo degli dei?”.

Come possiamo desumere dal proemio, l'Eneide fa esplicito riferimento ai poemi omerici, tanto da porsi in continuità cronologica con l'Iliade, infatti la vicenda inizia alla distruzione di Troia, e si svolge in contemporanea con l’Odissea, con la differenza che quest'ultima copre un arco di tempo più ampio. L'opera, in quanto libro fondante della cultura latina, svolge la stessa funzione dei poemi omerici, che erano stati definiti “enciclopedia tribale”, dal momento che racchiude i valori romani in un unico eroe. Tuttavia bisogna tenere in considerazione che i poemi omerici portano inconsapevolmente l'eredità culturale greca dal momento che erano nati in forma orale e hanno attraversato le origini della civiltà greca, mentre Virgilio, che si configura come un nuovo Omero,  scrive l'Eneide con l’intento di dare vita a un libro in cui i Romani riconoscessero un’ identità linguistica, culturale e religiosa, sebbene in una fase avanzata della storia romana, e ciò costituisce una sfida ancora più ardua che induce il poeta a scavare nelle radici della sua civiltà. Inoltre la tradizione orale dei poemi omerici ha fatto sì che i suoi cantori ricorressero a tecniche di memorizzazione come quella “a ripresa” (utilizzata anche da Nevio) o a epiteti formulari, mentre l'Eneide è un epos scritto e ciò ha permesso a Virgilio di curarne la lingua, lo stile e l'aspetto formale in itinere. Ma queste sono solo alcune delle molteplici differenze esistenti fra Eneide e poemi omerici. Tra queste troviamo la presentazione di un nuovo eroe: Enea non pecca di tracotanza, al contrario segue il disegno che il Fato gli ha predisposto, in una visione stoica della vita, e si fa portatore di una delle più grandi virtutes romane: la pietas, il sentimento di devozione alla famiglia e agli dei.

Luisa Inglese



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